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Cronaca Centro / Via Giuseppe Barbaroux

Furchì dal carcere scrive al consigliere della Lega: "Non ho ucciso Musy"

L'11 novembre si apre il processo d'appello dopo la condanna all'ergastolo in primo grado. Ma Francesco Furchì continua a dichiararsi innocente e scrive al consigliere indagato: "Sono stato incastrato ad hoc, non so se tu mi credi"

Già condannato in primo grado all'ergastolo lo scorso gennaio, Francesco Furchì continua a dichiararsi estraneo all'omicidio di Alberto Musy, compianto ex consigliere comunale morto il 23 ottobre 2013 dopo molti mesi di coma. "Non sono stato io a compiere l'agguato di via Barbaroux del 21 marzo di tre anni fa", continua a ribadire lo stesso Furchì dal carcere di Biella in cui è detenuto in attesa che inizi il processo di appello. Lo ha fatto anche in una lettera inviata a Fabrizio Ricca, consigliere comunale della Lega Nord, indagato per la vicenda del tappeto tolto dal Municipio che sarebbe dovuto essere uno spazio di preghiera per i musulmani. Riferendosi proprio alle indagini in corso, Furchì scrive a Ricca: "Hai provato seppur nel piccolo la cattiveria di una parte di questa città legata ai poteri forti che a chi non è del sistema con tutti i mezzi possibili cerca di annientare con qualsiasi mezzo", poi aggiunge, "Io non so se tu mi credi che non sono stato io l'attentatore del povero Musy, ma ti assicuro che verrà fuori per forza la mia innocenza".

In due pagine Francesco Furchì dice di essere stato incastrato, come dimostra la sua camminata diversa da quella dell'uomo con il casco che ha sparato materialmente a Musy nell'androne di casa sua. "Credimi sono stato incastrato ad hoc - si legge - e hanno condotto le indagini con elementi forzati dove ipotesi sono diventati indizi e poi possibili indizi sono stati trasformati in forti e gravi indizi fino ad arrivare, con acrobazie, a una sentenza, sacrificando un innocente". 

L'ex faccendiere condannato per omicidio dice di essere vittima di un complotto, lo scrive a una persona vista tre o quattro volte al massimo, diversi anni fa, in una trasmissione di una tv privata che oggi non esiste neanche più. Spera che Fabrizio Ricca possa aiutarlo, spera che quelle poche ore passate insieme in uno studio televisivo possano far sì che il consigliere comunale lo aiuti nella sua battaglia. Dal canto suo, Ricca è stupito di essere stato contattato: "E' vero - ci dice -, avevo conosciuto Furchì in tv, ma non c'era mai stata una confidenza che giustifichi questa lettera e io non posso commentare la sua vicenda. Lui è stato condannato in primo grado e ci sarà un processo d'appello. Sarà quindi la giustizia a giudicare, è questa l'unica risposta che gli posso dare".

A proposito del processo d'appello. Furchì tornerà davanti ai giudici il prossimo 11 novembre. Attualmente detenuto nel carcere di Biella, è possibile che sia trasferito nella casa circondariale di Torino per essere più vicino al Palagiustizia.

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