Storie di vita di medici e di tamponi
Buongiorno,
Vi scrivo per denunciare cosa mi è successo in data odierna (sabato 14 novembre, ndr). Faccio una piccola presentazione
Sono un medico di medicina generale di 35 anni, svolgo attività ambulatoriale di sostituzione di colleghi dell’assistenza primaria (in attesa della prossima convenzione a gennaio 2021) e svolgo inoltre servizio presso l’Asl di Asti come medico di continuità assistenziale.
Inutile descrivere le criticità attuali sia dal punto di vista logistico che dal punto di vista sanitario e non sono qui a sottolineare le ormai ridondanti problematiche che ci accompagnano da mesi e che verosimilmente ci accompagneranno ancora per diverso tempo.
Dopo una settimana difficile di lavoro in ambulatorio con tutto lo stress e l’apprensione che ne conseguono, termino la settimana con un turno notturno stremante in continuità assistenziale: nella notte manifesto lieve faringodinia, quindi rientrando a casa mi viene in mente che proprio sotto casa mia hanno allestito un hotspot all’Allianz Stadium per tamponi rapidi…mi reco nella speranza di trovare comprensione essendo un sanitario e spiegando che vivo con una persona immunodepressa…ovviamente nonostante la situazione mi espongono che i tamponi sono contati e che quindi su 120 tamponi non c’è un tampone in più di riserva per la sottoscritta…
Torno a casa con una miriade di sensazioni: dalla rabbia, alla frustrazione, alla tristezza e alla folle paura di poter eventualmente contagiare qualcuno.
Sono qui che mi chiedo: è possibile che per i sanitari non ci possa essere una via di accesso diretto ai tamponi??? Forse non è chiaro che facciamo un lavoro per cui vediamo molti pazienti potenzialmente asintomatici…se ci ammaliamo noi creiamo un disagio enorme alla popolazione oltre che ai nostri congiunti che comunque non possiamo dimenticare solo perché siamo medici in trincea.
Non pretendiamo corsie preferenziali, aumenti di stipendi, folli riconoscimenti ma che non ci venga concessa una via preferenziale, che assicuro preferiremmo non avere, per fare un tampone la trovo una cosa assurda che mi fa anche perdere l’entusiasmo di essere un “giovane medico”. Non capisco cosa ci sia di illogico che un medico, in smonto notte in continuità assistenziale, con lieve sintomatologia e con una persona immunodepressa a casa, non possa accedere “senza prenotazione“ canonica dal suo medico...mi sembra un “privilegio” che ci possiamo ancora permettere per il nostro bene, ma soprattutto per il bene dei pazienti che vediamo ...e invece pare di no...perché mi hanno negato un tampone rapido? Davvero non ne avevano uno in più?!?!? Invece ora dovrò fare la procedura su piattaforma per me come per i miei pazienti... la trovo una follia...ma non perché i pazienti vengono dopo ma perché facciamo un lavoro che dobbiamo tutelare nel miglior modo possibile.
Credo di dare voce al parere di tantissimi altri colleghi che si sono trovati nelle mie condizioni e che talvolta hanno aspettato 8-10 giorni per l'esecuzione del tampone continuando a lavorare… un tampone rapido richiede tre secondi per l’esecuzione e 15 minuti per l’esito…non ci sono altre parole per descrivere questa situazione al limite della normalità.
Spero vivamente che possiate dare voce a uno dei tanti medici che chiede solo la possibilità di eseguire un tampone in tempi utili per evitare eventuali stragi tra i pazienti e anche, perché no, in famiglia.
Dott.ssa Cristina Nolli