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Torino, il Comune approva lo Ius Scholae per figli di stranieri: chi potrà ottenere la cittadinanza

È solo un atto simbolico, ma indica comunque una via o una volontà politica

È solo un atto simbolico, ma indica comunque una via o una volontà politica. Il consiglio comunale di Torino durante la seduta di ieri - lunedì 23 ottobre - ha approvato con 31 voti a favore, 5 contrari e un solo astenuto una delibera presentata da Elena Apollonio di Alleanza dei Democratici - DemoS, Vincenzo Camarda e Lorenza Patriarca del Partito Democratico che introduce a Torino lo 'Ius Scholae'. 

È stato infatti modificato lo Statuto Comunale introducendo il comma 6 all’articolo 7 che prevede la concessione della cittadinanza civica ai minori nati all'estero e residenti a Torino che abbiano completato in Italia una delle due articolazioni del primo ciclo di istruzione (scuola primaria, scuola secondaria di primo grado) o il secondo ciclo di istruzione.

"È un atto simbolico, di pace e di civiltà amministrativa", ha spiegato Elena Apollonio, "e anche se purtroppo negli ultimi trent’anni non è stato possibile modificare la legge italiana, vogliamo introdurre un gesto per conferire la cittadinanza civica. Ci auguriamo che la modifica contamini altre città per mettere in moto un’istanza dal basso che vuole riconoscere dignità e cittadinanza a chi ne ha pieno diritto".

"Il prossimo passo", precisa Simone Fissolo dei Moderati, "è quello di chiedere che vengano riconosciuti i diritti di partecipazione alla vita politica della nostra città: petizioni e interpellanze del cittadino sono strumenti che devono essere resi accessibili anche ai cittadini civici residenti in città, che non sono oggi nel corpo elettorale cittadino".

Chi si è detto contrario

Tra chi si è detto contrario al provvedimento c'è Domenico Garcea, consigliere comunale di Forza Italia. "Dal primo momento di discussione sullo ius scholae esiste una posizione intermedia sostenuta da Forza Italia che chiede di portare a un ciclo di studi di dieci anni la condizione per ottenere la cittadinanza", spiega Garcea, "È una proposta che non mette in discussione il diritto alla cittadinanza ma lo subordina al ciclo dell’obbligo scolastico e a una valutazione: cinque anni di primo ciclo, purtroppo, spesso non garantiscono nemmeno l’integrazione linguistica, stante la nostra fragile struttura scolastica". 

Netto invece Ferrante De Benedictis di Fratelli d'Italia che su facebook scrive: "Ho espresso la mia contrarietà all’atto in quanto demagogico e privo di sostanza, e che vorrebbe trasformare dei migranti in cittadini solamente dando loro la cittadinanza. Essere cittadini vuol dire molto di più, vuol dire condividere un comune destino, interiorizzare regole e comportamenti. Ma una vera integrazione sarà possibile solo quando saremo in grado di testimoniare i nostri valori con orgoglio e non sentendoci in colpa, in quanto occidentali".  

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