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Cronaca Vallette / Via Maria Adelaide Aglietta, 35

Dopo le due donne morte nello stesso giorno, il ministro Nordio visita il carcere delle Vallette a Torino

Ha chiesto che gli fosse documentata la situazione. I detenuti rispondono con fischi, urla e battitura. L'Osapp: "Serve celerità prima del disastro assoluto"

Il ministro della giustizia Carlo Nordio si è precipitato nel carcere delle Vallette a Torino nella tarda mattinata di oggi, sabato 12 agosto 2023, dopo che nella giornata di ieri, venerdì 11, due detenute sono state trovate morte in cella, entrambe dopo un gesto volontario (una in particolare si è lasciata morire, senza mangiare e senza bere per 20 giorni). La visita a sorpresa è stata accolta con fischi e battiture con gavette e stoviglie da parte degli altri detenuti, che hanno urlato "libertà, libertà".

Nordio ha incontrato la direttrice del penitenziario, Elena Lombardi Vallauri, i garanti dei detenuti comunale Monica Gallo e regionale Bruno Mellano e il responsabile dell'Asl Torino per il carcere, Roberto Testi. Il ministro ha chiesto chiaramente spiegazioni e documenti su entrambi i decessi e ha chiesto anche un incontro con gli psichiatri in servizio in carcere. La visita si è conclusa dopo un paio d'ore.

"Ringrazio il ministro per la vicinanza che ha dimostrato - dichiara il sindaco Stefano Lo Russo - in questo momento così drammatico per la nostra città. Occorre migliorare al più presto la situazione nelle carceri e soprattutto in quello di Torino. Le condizioni sanitarie e psicologiche delle persone che si trovano a scontare una pena, così come le condizioni di lavoro del personale di custodia, sono una priorità. In questo quadro il lavoro congiunto e sinergico del governo e delle istituzioni locali è fondamentale: soltanto attraverso consapevolezza delle problematiche, unità di visione e collaborazione istituzionale potremo ottenere miglioramenti significativi e il più rapidamente possibile.
Chi è detenuto non può e non deve essere lasciato solo".

Alla visita del ministro era presente, in rappresentanza del Comune, la vicesindaca Michela Favaro. "Le criticità del carcere - ha detto - sono oggetto di attenzione di sollecitazione da parte della della nostra amministrazione, anche attraverso l'attività della garante dei detenuti. Siamo al lavoro su un progetto, che è stato presentato nei mesi scorsi anche al ministro, volto a migliorare le condizioni dei giovani adulti detenuti, una categoria purtroppo in aumento, con l’obiettivo di offrire condizioni di vita migliori all'interno del carcere e prospettive per quando ne usciranno.  Accogliamo con favore anche il fatto che alcune ed alcuni detenuti possano scontare la pena al di fuori della struttura carceraria, individuando in città strutture alternative con progetti sul carcere. Sono tutti aspetti che riteniamo possano contribuire a prevenire la solitudine e gesti estremi e drammatici come quelli recentemente accaduti".

Intanto Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, commenta: "Appare del tutto inutile affermare quanto sia apparsa lontana quest'oggi a torino la visione del ministro della giustizia Nordio alla realtà penitenziaria  attuale e, di conseguenza, quanto la linea del governo in termini di necessaria riorganizzazione del sistema difetti del tutto da qualsiasi concreto punto di vista o ipotesi di intervento. Tralasciamo in ciò di considerare la proposta dell'uso delle caserme dismesse a fini penitenziari, che chissà per quale sorta di  intervento divino se del caso potrebbero funzionare senza personale ed in completa assenza di strumenti e di adeguata formazione degli eventuali addetti. Da ex magistrato Nordio sembrerebbe guardare solo alle aule di giustizia perché quello che accade dopo il processo non risulterebbe toccarlo né tantomeno il guardasigilli risulta tener conto che quello che accade dopo la condanna, ovvero l'andamento del carcere in Italia è quasi sempre propedeutico al verificarsi di nuovi reati e di  ulteriori processi al pari di un serpente che non cessa mai di mordersi la coda e se l'attuale realtà penitenziaria è connotata da risse, aggressioni, tossicodipendenze e malattia mentale, oltre alla costante morsa delle criminalità organizzate, le conseguenze per la collettività non possono essere che quelle gravemente recenti. Assai vago ed ininfluente poi sempre rispetto a possibili prospettive di futuro miglioramento o di una riforma ogni giorno piú irrinunciabile l'accenno alla polizia penitenziaria che, praticamente abbandonata a se stessa continuare a mandare avanti il baraccone penitenziario con il 20% di organico in meno e il 30% dei detenuti in più, nell'auspicio che non debbano essere ulteriori morti e feriti nelle carceri a risvegliare la politica dal trentennale torpore".

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