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Cronaca Vallette / Via Maria Adelaide Aglietta, 35

Tragedia nel carcere delle Vallette a Torino: detenuta morta di fame e di sete

Non ci sono dubbi sul gesto volontario, aveva rifiutato ogni tipo di cura

Una nigeriana di 42 anni detenuta nel carcere delle Vallette a Torino, con una condanna a dieci anni per tratta di esseri umani, si è lasciata morire di fame e di sete ed è deceduta nella notte di oggi, venerdì 11 agosto 2023. Dal 22 luglio, giorno in cui era iniziata la sua detenzione, aveva rifiutato di mangiare e di bere, rifiutando qualsiasi tipo di nutrizione, idratazione o altra terapia. Aveva anche rifiutato un ricovero in ospedale. Non sono chiare le ragioni per cui lo facesse: lei non le ha mai volute rivelare. La polizia penitenziaria, che procede, non ha alcun dubbio sul fatto che si sia trattato di un tragico gesto volontario. Sul caso il pm Delia Boschetto della procura cittadina ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati, e ha disposto l'autopsia. La donna era assistita dagli avvocati Wilmer e Manuel Perga.

Dove e come chiedere aiuto

Parlare di suicidio non è semplice. Se stai vivendo una situazione di emergenza puoi chiamare il 112. Se sei in pericolo o conosci qualcuno che lo sia puoi chiamare il Telefono Amico al numero 02 2327 2327 (servizio attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24) oppure puoi metterti in contatto con loro attraverso la chat di Whatsapp al numero 345 036 1628 (servizio attivo tutti i giorni dalle 18 alle 21). Altrimenti puoi rivolgerti a Samaritans Onlus al numero 06 77208977 (costi da piani tariffari del tuo operatore), un servizio attivo tutti i giorni dalle 13 alle 22.

Le reazioni dei sindacati di polizia penitenziaria

"Quello del malfunzionamento del carcere in Italia si appresta a diventare l’esempio più eclatante delle molteplici contraddizioni, a discapito dei più deboli, che contraddistinguono la pubblica amministrazione - dichiara Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp -. Mentre una detenuta muore a Torino, risultano in piena ripresa le inchieste a vari livelli sulla qualità e sulle quantità nonché sui relativi appalti per i generi alimentari somministrati negli istituti penitenziari ai ristretti e al personale a significare, tra l’altro che in ambito penitenziario continua a piovere sul bagnato e le disgrazie riguardano assai spesso chi la detenzione la subisce e chi provvede affinché la pena sia eseguita nel rispetto della legge. In tale marasma, peraltro l’assenza più inaccetabile è quella dell’amministrazione penitenziaria ovvero l’ente super -partes dello stato che dovrebbe provvedere acché le carceri funzionino con regolarità e, in quanto a risultati, in maniere efficiente e funzionale a beneficio della collettività ed è proprio in ragione dell’evidente disastro che come sindacato della polizia penitenziaria stiamo chiedendo a gran voce alla maggioranza di governo il commissariamento delle carceri e l’avvicendamento degli attuali vertici". 

"Negli ultimi 20 anni - aggiunge Donato Capece, segretario generale del Sappe - le donne e gli uomini della polizia penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 24mila tentati suicidi ed impedito che quasi 195mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Anche questo è quel che fanno tutti i giorni le donne e gli uomini del corpo: salvare la vita ai detenuti che tentato di togliersi la vita in cella. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti".

Ilaria Cucchi: "Tragedia che non può essere tollerata"

"Questa è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico. Una morte di cui comunque è responsabile lo Stato che aveva in custodia la vita della vittima. Non capisco cosa c'entrano in questo i sindacati degli agenti. Chiedo venga fatta chiarezza anche per questo": sono le parole di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto in carcere a Roma per le conseguenze di un pestaggio avvenuto in una caserma dei carabinieri nel 2009, e attuale senatrice di Sinistra Italiana.

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