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Cronaca Centro / Piazza San Carlo

Due fratelli feriti nell'inferno di Torino: "C'era sangue ovunque, è stato terribile"

I giovani di Treviso erano in Piazza San Carlo sabato sera: "Abbiamo persino dovuto usare i lacci delle scarpe per fermare l'emorragia ad una mano di una ragazza"

Doveva essere una serata di festa quella di sabato scorso, un momento di aggregazione e di tifo a 360° nella speranza che la Juventus potesse vincere a Cardiff la finale di Champions League contro il Real Madrid, ma niente di tutto ciò è successo.

Non solo i bianconeri sono stati sconfitti per 4-1 dagli spagnoli, ma c'è chi è addirittura rimasto ferito mentre cercava di gustarsi in compagnia il match davanti ad un megaschermo in piazza.

E' successo in Piazza San Carlo poco dopo il terzo gol dei 'blancos'. All'improvviso si scatena il caos generale e il parapiglia con il ferimento di oltre 1.500 persone.

Tra coloro che si trovavano sul luogo della tragedia c'erano anche tre ragazzi trevigiani: il 24enne Riccardo Battel di Preganziol e i fratelli Lorenzo e Raffaello Trentin (di 25 e 24 anni). "Io e Riccardo eravamo andati a Torino per far visita a mio fratello che studia in città e con l'occasione abbiamo avuto l'idea di vedere la finale della Champions League in piazza - racconta Lorenzo -. Una scelta evidentemente sbagliata visto quanto successo. Noi siamo stati fortunati, abbiamo subito solo qualche ferita, ma nulla di così grave".

"In ogni caso - continua il 25enne trevigiano - fino al momento del parapiglia eravamo tutti del tutto tranquilli, non erano nemmeno presenti ultras violenti, tranne qualche persona forse un po' su di giri per i fumi dell'alcol. Noi ci trovavamo però ad una quindicina di metri dal luogo da cui è partito il panico generale. Non abbiamo sentito esplosioni, ma la folla si è girata all'improvviso e chinata in modo concentrico quasi come ci fosse stata un'esplosione. In pochi secondi siamo quindi stati costretti a separarci ed io, per evitare la testa di una ragazza che avevo davanti, sono caduto battendo il ginocchio sui vetri che erano per terra. A quel punto, nonostante il sangue che sgorgava dalla ferita, ho seguito il flusso del 'fiume umano' per non farmi schiacciare ma alcuni ragazzi erano del tutto impazziti, tiravano pugni e salivano sulle persone a terra pur di crearsi quanto prima una via di fuga".

"Personalmente ho pure aiutato una ragazza, in preda al panico, forzandola persino a fuggire dopo che l'avevo vista immobile al centro della strada, forse già in stato di shock - racconta un emozionato Lorenzo Trentin -. Poi, poco dopo, sono stato fermato con urgenza da una ragazza che aveva una bruttissima e profonda ferita ad una mano e che chiedeva aiuto per fermare l'emorragia. Ho quindi usato i lacci delle mie scarpe come laccio emostatico intorno al suo braccio ed insieme ci siamo poi rifugiati in un'abitazione privata lì vicino insieme ad una decina di giovani, alcune piangenti e molto spaventate. Qui una gentile signora ci ha aiutato a medicarci in attesa di raggiungere l'ospedale o ricongiungerci con amici e parenti. A causa però delle reti telefoniche completamente intasate sono riuscito a mettermi in contatto con mio fratello e Riccardo solo dopo mezz'ora. Nel caos che si era creato eravamo a quel punto tutti convinti si fosse trattato di un atto terroristico, anche perché in strada la folla parlava di qualcuno che aveva gridato 'Allah akbar', oltre ad altri che raccontavano di aver sentito esplosioni di bombe e colpi di mitra".

"Senza però conoscere la verità, abbiamo comunque deciso di darci appuntamento proprio in Piazza San Carlo. Una volta lì ci siamo trovati davanti uno 'spettacolo' desolante: la piazza era piena di scarpe, zaini, sangue e vetri ovunque. A quel punto però alcuni poliziotti ci hanno portato al vicino ospedale Maria Vittoria dove siamo stati medicati solo verso le 5 del mattino (e usciti poi un'ora dopo) perché eravamo almeno un centinaio a richiedere le cure dei medici e i pavimenti del nosocomio erano già pieni di sangue. Io mi sono trovato con un'importante ferita alla gamba, mentre Riccardo Battel è stato medicato per una profonda lesione ad una mano. Comunque, trovino o meno i responsabili della bravata, sono convinto che la maggior parte dei danni sia legata ai vetri che si trovavano sul selciato. Erano infatti presenti tantissimi venditori ambulanti abusivi dotati di 'carretti' per vendere i loro prodotti, oltre alle centinaia di bottiglie di birra lasciate poi per terra e che, con la calca che si è venuta a creare, si sono rotte quasi all'unisono creando dei rumori che assomigliavano proprio a degli spari d'arma da fuoco. Tra l'altro, non erano solo frammenti di vetro, ma delle vere e proprie lame affilate. E' stata perciò un'esperienza infernale - conclude il 25enne Lorenzo - ma siamo fortunati ad essere tornati a casa sani e salvi".

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