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Cronaca Centro / Via Milano, 18

Fatima morta dopo il volo dal balcone a Torino Centro: perché il patrigno è stato condannato all'ergastolo per omicidio

Le motivazioni dei giudici e cosa è successo la sera del 13 gennaio 2022 nello stabile di via Milano

Mohssine Azhar ha scagliato Fatima di sotto "per dare sfogo alla sua rabbia e per una forma di ritorsione" verso la madre della piccola, con cui aveva litigato poco prima e alla quale era legato da un rapporto sentimentale. A monte del gesto che stroncò quella giovane vita, perciò, c'era una lite "relativa a chi dovesse tenere con sé la bambina" la sera del 13 gennaio 2022. Lo scrivono i giudici della Corte d'assise che hanno condannato all'ergastolo il compagno 35enne della madre di Fatima Skika, ritenuto responsabile di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. 

Le motivazioni sono state depositate ieri e confermano in gran parte la ricostruzione dei pm Valentina Sellaroli e Marco Sanini, corroborata da perizie tecniche, testimonianze e intercettazioni telefoniche e ambientali. Quella sera di gennaio la bambina fu trovata (e immediatamente soccorsa) intorno alle 21.30 nel cortile dello stabile di via Milano 18 in cui vivevano sia Azhar sia la compagna di lui e madre di Fatima, rispettivamente al quinto e al quarto piano. Ricoverata in ospedale con gravi traumi alla testa, al torace e ai polmoni, la piccola morì la mattina successiva. Azhar, che sin dai primi accertamenti era risultato "in stato di alterazione" per aver assunto droga, alcol e psicofarmaci nelle ore precedenti, aveva da subito parlato di un tragico incidente avvenuto mentre Fatima giocava sul ballatoio del suo alloggio e lui si era allontanato per prendere della cioccolata e dei giocattoli.

A tutta prima, il gip che ne aveva convalidato l'arresto aveva avallato questa versione, confermata dalla mamma, e contestato l'omicidio colposo. La contestazione si è aggravata solo ad aprile, quando l'autopsia e i rilievi effettuati sul ballatoio hanno autorizzato a ipotizzare un vero e proprio lancio oltre la ringhiera, anziché una caduta accidentale. Anche perché, nel frattempo, la versione della madre era cambiata: aveva riferito ai pm di aver bussato, insieme con sua figlia, alla porta di Azhar e che, dopo una discussione su chi dei due dovesse tenerla, l'uomo l'avesse presa in braccio per scagliarla giù.

Secondo i giudici, che la caduta non fosse accidentale lo testimoniano la velocità (70 km orari) e la "componente orizzontale della traiettoria", descritta da una parabola. Non solo. Lo provano anche l'altezza della ringhiera, le immagini delle telecamere di sorveglianza e le ammissioni dello stesso Azhar. Proprio lui, si legge nelle motivazioni, ha cambiato quattro versioni da gennaio 2022 e “di concerto con terze persone" (i suoi coinquilini, presenti con lui quella sera) ha fornito ricostruzioni sempre false degli avvenimenti: un atteggiamento che secondo i giudici ha dato ulteriore corpo all'ipotesi accusatoria, fermo restando il diritto dell'imputato di tacere e mentire sui fatti che lo riguardano.

Quanto ai coinquilini, sono stati "oltremodo reticenti" e tutto "per proteggere l'amico Azhar". Prima che la bimba precipitasse nel vuoto, poi, il contesto era "tutt’altro che rilassato e giocoso” come riferito sia da Azhar, sia (almeno in un primo momento) dalla madre di Fatima. Alla condotta della madre i giudici dedicano tutto un capitolo, pur essendo parte offesa. Se già nel cortile di via Milano 18 aveva mostrato un "contegno arrendevole, docile e preoccupato nei confronti dell’uomo”, dopo avrebbe mantenuto "una condotta davvero incomprensibile" puntellata di "ricostruzioni radicalmente false" e "plurime menzogne e omissioni" che lasciano pensare a una “dinamica patologica tra vittima e carnefice”.

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