Moglie Musy: "Un barbaro omicidio mi ha portato via il mio Alberto"
L'aveva conosciuto quando aveva vent'anni ed Alberto Musy era impegnato nella campagna elettorale del Partito Liberale. "Mi si aprì un mondo, mi trasmetteva un senso di libertà infinita". Otto anni anni più tardi l'aveva sposato
Piange e ricorda il marito che aveva conosciuto appena ventenne Angelica Corporandi D'Auvare. Con lui è cresciuta, si è sposata e ha messo su una famiglia bellissima, mettendo al mondo quattro figlie femmine: Isabella, Maria Luisa, Bianca ed Eleonora. Ora piange la morte del suo Alberto, piange perché non ha più la speranza di rivedergli aprire gli occhi e sorriderle nuovamente. Quella speranza che non l'ha mai abbandonata e che le ha dato forza di andare avanti per diciannove lunghissimi mesi.
Da quel maledetto 21 marzo 2012 i medici le avranno detto più volte come stavano realmente le cose, la gravità della situazione sin dal primo momento la si era capita. Ma lei, la moglie di Alberto Musy, non poteva cedere, né per lei, né per la sua famiglia. Ha lottato e ha parlato per bocca del marito quando ha chiesto al sindaco Piero Fassino che decadesse la carica di consigliere comunale di Musy, perché "Alberto ha sempre inteso la politica come un servizio. E mio marito non esiterebbe a rassegnare le dimissioni per consentire al consiglio comunale di tornare ad operare nel suo plenum, garanzia di democraticità". Ha ottenuto quanto chiesto il 22 luglio.
Prima di entrare in quel lunghissimo tunnel chiamato coma, Alberto Musy disse poche parole proprio alla moglie: "Ange, mi hanno seguito, c'era un motorino". Poi chiuse gli occhi. Tanti anni passati insieme e pochi secondi di una mattinata qualunque per distruggere il futuro.
"Piango Alberto - le poche parole che è riuscita a dire - un uomo giusto che ci insegnava a non avere paura del futuro, che era capace di dare speranza. Lo avevo scelto per una lunga vita con le nostre figlie. Un barbaro omicidio ha spazzato via questo progetto".
