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Domenica, 28 Aprile 2024
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Storia del boero, ovvero il cioccolatino più seducente di sempre

Il boero è il cioccolatino ripieno di ciliegia sotto spirito che ammalia e seduce da generazioni. Un’arte che ancora oggi mette alla prova i cioccolatieri di tutta Europa e soprattutto piemontesi. Vi diciamo i migliori

Quale sodalizio goloso più soddisfacente di quello tra cioccolato e ciliegia sotto spirito? Il matrimonio va sotto il nome di boero. Il cioccolatino alcolico spesso associato alla passione e all’amore. Perché? Per la sua carica rinvigorente, il gusto forte e robusto ma allo stesso tempo dolce e morbido. Il boero è uno dei prodotti più conosciuti, nostalgico regalo tipico di qualche decade fa, ma ancora realizzato da aziende e pasticcerie in tutta Italia. I maestri pasticceri lo declinano in vari modi, perché il boero ha tante sfumature quanti i nomi che lo identificano: viene infatti anche chiamato preferito, dai piemontesi, oppure graffione. Fu la Ferrero nel 1956 a mettere per la prima volta in commercio il Mon Chéri, il più famoso boero di sempre, accompagnato da una comunicazione che ne fece la sua fortuna.

Boeri, cioccolatini ripieni di ciliegia sottospirito

Cos’è e come si fa il boero: cioccolato e ciliegia sotto spirito

Ciliegia col suo liquore avvolta da un guscio di cioccolato fondente: il boero è un piccolo boccone che sprigiona al primo morso maraschino oppure anche kirsch, liquore di visciola o cherry brandy. Un cioccolatino che nasce nei primi del ‘900, da un pasticcere svizzero, Emil Gerbeaud che da Ginevra si trasferì a Budapest e aprì la sua pasticceria, il Cafè Gerbeaud tuttora esistente in centro nella capitale ungherese. Un modo per esportare il gusto francese dell’epoca, in tema di pasticceria, in un paese come l’Ungheria che ai tempi non conosceva così bene quest’arte. Tanto che nel resto d’Europa questi cioccolatini sono chiamati proprio con il nome del loro inventore: Gerbeaud bonbon. E come sono diventai nel nord Italia i boeri? Questo curioso nome è probabilmente dovuto al colore dell’incarto che li avvolgeva, rosso porpora, che ricordava quello delle giubbe dei boeri sudafricani.

Il ripieno del boero, solitamente maraschino ma anche altri liquori

La produzione del boero racchiude una grande sapienza artigianale. Il suo confezionamento avviene solitamente tra novembre e dicembre, nei mesi freddi dell’anno e poco prima delle festività natalizie. Solitamente la ciliegia che si utilizza è quella di Vignola, città del modenese dove vengono coltivate tra le ciliegie migliori d’Italia, mentre alcuni preferiscono quelle locali come ad esempio la ciliegia di Garbagna (in provincia di Alessandria). Una preparazione che parte da lontano, perché la ciliegia deve essere messa sotto spirito per alcuni mesi, in modo da assorbirne tutti gli aromi e per essere pronta all’incamiciatura. Con questo termine infatti si indica il procedimento con il quale si crea il cioccolatino: la ciliegia viene prima immersa nel cioccolato allungato con il liquore, poi quando il primo strato si solidificherà si tuffa nuovamente nel cioccolato e si lascia rapprendere.

I migliori produttori artigianali di boeri

Se è la Ferrero ad aver reso il boero famoso in tutto il mondo, con la sua forma rettangolare che lo differenzia dagli altri, è però grazie ai maestri pasticceri che lo gustiamo in molte varianti. Marco Avidano, è un maître chocolatier con il laboratorio a Chieri (Torino) ed è tra i più accreditati interpreti. Si distingue per la sua percentuale di cacao al 58%, una proporzione molto elevata, e perché seleziona personalmente ogni ingrediente, tutti di altissima qualità. Sempre nell’area torinese, vicino Leinì, ricordiamo anche Giordano maestro del cioccolato che utilizza con maestria: ogni boero è lavorato a mano con cioccolato proveniente da Ecuador e Costa d’Avorio. Anche Guido Gobino è sicuramente tra i nomi da menzionare: uno dei pasticceri e cioccolatieri più famosi di Torino, usa ciliegie provenienti da Casale Monferrato e cioccolato dal centro America. Non da ultimo la mitica cioccolateria Romeo Viganotti, questa volta a Genova, che produce i boeri con il metodo graffiato in superficie, rigorosamente a mano.

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