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Torino, all'ospedale Mauriziano una tecnica innovativa per curare la fibrillazione atriale: prima volta al mondo

Rappresenta una notevole evoluzione nel trattamento della più diffusa aritmia cardiaca

Eccezionale intervento, nei giorni scorsi, nel reparto di Cardiologia dell'ospedale Mauriziano di Torino.

Per la prima volta al mondo, infatti, è stato effettuato un intervento combinato mini-invasivo non chirurgico per la fibrillazione atriale su un paziente torinese di 56 anni, sottoposto ad ablazione eseguita sia dall'interno sia dall'esterno del cuore (endo-epicardica) associata a legatura non chirurgica dell’auricola sinistra.

L'intervento - che rappresenta una notevole evoluzione nel trattamento di quella che è la più diffusa aritmia cardiaca - è stato eseguito dal dottor Stefano Grossi e ha visto coinvolta anche l'intera Cardiologia dell'ospedale di largo Turati, diretta dal dottor Giuseppe Musumeci.

Il paziente operato al Mauriziano presentava inoltre un rischio elevato tromboembolico ma non poteva assumere farmaci anticoagulanti né antiaggreganti a lungo termine per elevato concomitante rischio di sanguinamenti.  

Per questo motivo l'equipe medica ha deciso per questo innovativo intervento. La combinazione delle due tecniche ha consentito di ripristinare un regolare ritmo cardiaco ed abbattere sensibilmente il rischio di ictus cerebrale senza la necessità di sottoporre il paziente a terapia anticoagulante o antiaggregante a lungo termine, evitando in questo modo episodi di sanguinamento. 

Il decorso dell’intervento è stato regolare ed il paziente è stato dimesso dopo soli due giorni asintomatico senza complicazioni.

Che cos'è la fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale infatti affligge milioni di italiani. Si può calcolare che solo a Torino e provincia insorgano circa 1000 nuovi casi ogni anno e che la diffusione della malattia sia destinata ad aumentare essendo legata all’invecchiamento della popolazione. Essa produce sintomi sotto forma di batticuore, difficoltà  di respiro, facile affaticamento, può dare origine ad una insufficienza cardiaca ed è legata ad un rischio aumentato di ictus cerebrale, di cui è causa nel 20% dei casi. E’ noto inoltre che l’aritmia può essere responsabile di decadimento cognitivo di grado variabile fino alla demenza. La pandemia ha ulteriormente aumentato l’incidenza della aritmia nella popolazione.

L’ablazione transcatetere è la metodica classica e tradizionale nel trattamento della fibrillazione atriale, essendo indicata nei pazienti che non rispondono alla terapia farmacologica. Tuttavia anche l’ablazione può risultare inefficace specie in quei pazienti che presentano forme avanzate di lunga durata o cuori strutturalmente alterati. 

Il rischio di ictus cerebrale associato alla fibrillazione atriale viene abbattuto mediante la terapia anticoagulante, che tuttavia in taluni casi non può essere assunta per un concomitante elevato rischio emorragico. In queste circostanze viene eseguita una occlusione della auricola sinistra che è la cavità dell’atrio dove si formano i trombi.  

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