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Cronaca Pinerolo

Bancarotta, usura e casa a una escort: chiesti dieci anni e dieci mesi per l'imprenditore di Pinerolo

Nel 2018 era stato smascherato da Striscia La Notizia mentre vendeva auto con contachilometri taroccati

Ad agosto 2019 i finanzieri gli avevano confiscato oltre due milioni di euro tra immobili, società, conti correnti (di cui uno all’estero), veicoli, orologi di pregio e altri beni nell’ambito di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta ed evasione. Per quei fatti oggi il procuratore aggiunto Cesare Parodi della procura di Torino ha chiesto la condanna a dieci anni e dieci mesi per l’imprenditore di Pinerolo Paolo Jahier, attivo nel commercio di auto di lusso e noto anche per essere stato smascherato da Max Laudadio della trasmissione Striscia La Notizia di Canale 5, nel 2018, mentre vendeva auto con contachilometri taroccati.

L'imputato deve rispondere anche di usura aggravata, autoriciclaggio e favoreggiamento della prostituzione. Quest’ultimo addebito riguarda un locale di proprietà dello zio, il Macumba, messo a disposizione di una escort per 50 euro a notte affinché ne facesse una "casa di prostituzione" (come è stata definita dall'accusa), con tanto di asciugamani e lenzuola pulite.

Il cuore dell’inchiesta affidata ai militari delle Fiamme Gialle però riguarda una presunta 'lavanderia' di denaro frutto di evasione e altri illeciti: quattro le società che sarebbero state spolpate o alleggerite di asset e utili, per sottrarli ai radar del fisco e ai creditori. La ricchezza così ottenuta sarebbe stata poi sistematicamente reimpiegata in nuove attività economiche o, in alcuni casi, data in prestito a tasso usurario.

"Le condotte prese in esame sono dotate di una particolare capacità ingannatoria. Il reimpiego dei proventi è finalizzato al loro concreto occultamento", ha detto questa mattina Parodi nella requisitoria con cui ha chiesto di condannare il 58enne, che è difeso dall'avvocato Wilmer Perga.

Diversi i prestiti a usura contestati: in un caso avrebbe concesso 45mila euro a un tributarista, trattenendone 15mila alla fonte a titolo di garanzia e facendogli promettere di onorare il debito entro due settimane o, in caso contrario, di cedere allo stesso prezzo un appartamento a Villar Perosa. Un modus operandi analogo a quello usato con un romeno, che per ottenere 20mila euro aveva dovuto far firmare alla propria madre un contratto di compravendita di tre auto usate dalla società di Jahier, oltre alla promessa di cedere un alloggio in caso di mancata restituzione della somma.

Con l’imprenditore, alla sbarra ci sono anche il padre 90enne (che secondo gli inquirenti avrebbe fatto da schermo al figlio nella titolarità di beni, depositi e attività) e l’avvocata torinese Patrizia Fagioli, che deve rispondere di usura ed è difesa dalle colleghe Elena Negri e Cristina Trabucco. Per lei il pm ha chiesto quattro anni di reclusione e 11mila euro di multa. 

Nel processo in corso con rito ordinario si è costituito parte civile un imprenditore edile ritenuto vittima degli interessi monstre, che però risulta imputato per lo stesso reato nel filone con rito abbreviato. In entrambi i procedimenti è assistito dall’avvocato Gianfranco Ferreri.

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