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Omicidio e tentato omicidio dopo il rito di affiliazione, lui si giustifica: "Mi hanno violentato, dovevano morire"

Confessione finisce nel fascicolo

"Hanno abusato di me, dovevano morire". Lo ha detto a un agente di polizia penitenziaria Michael Umoh, il nigeriano di 33 anni arrestato a Rieti lo scorso 22 gennaio 2019 per l'omicidio di Andrew Yomi, suo coetaneo massacrato con un bilanciere all'interno dell'ex Villaggio Olimpico, e sospettato del tentato omicidio di un altro connazionale ferito a colpi di machete in via Micca. Entrambi i delitti erano avvenuti il 17 gennaio 2019.

La dichiarazione è finita nel fascicolo aperto nei suoi confronti dal pm torinese Francesco La Rosa e naturalmente deve essere verificata. Le indagini della squadra mobile avevano portato a scoprire che nell'ottobre 2018 l'uomo era stato sottoposto a un non ben precisato rito di affiliazione a un gruppo non meglio precisato di suoi connazionali e che dopo questo era ossessionato dal desiderio di vendetta verso coloro che lo avevano sottoposto a tale rito.

Il giudice per le indagini preliminari Carlo Sabatini di Rieti, intanto, ha confermato per lui la misura della custodia cautelare in carcere. Umoh è difeso dall'avvocato Enrico Sacco.

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