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Cronaca

Bigliettopoli, il processo sui concerti torinesi va a Roma dopo 6 anni: l'ira dell’ex senatore Pd Stefano Esposito

"Anni della mia vita tenuti in ostaggio. Ora si scopre ciò che era evidente anche ad uno studente al primo anno di giurisprudenza"

"Ci sono voluti 6 anni e mezzo dal giorno in cui il pm di Torino mi ha iscritto (senza comunicarmelo) nel registro degli indagati. Anni della mia vita tenuti in ostaggio. Ora si scopre ciò che era evidente anche ad uno studente al primo anno di giurisprudenza". Con queste parole lapidarie l’ex senatore Pd Stefano Esposito ha commentato la decisione con cui la Cassazione venerdì ha disposto il trasferimento a Roma del maxi-processo Bigliettopoli, che lo vede imputato per corruzione insieme agli imprenditori dei concerti Giulio Muttoni e Roberto De Luca. Per i supremi giudici, in sostanza, il processo deve radicarsi nella Capitale perché qui, su un conto corrente acceso presso una filiale del Banco di Napoli e intestato all’ex parlamentare dem, sarebbe stato accreditato il primo bonifico (un prestito da 150mila euro, poi rimborsato) ritenuto corpo del reato di corruzione, il più grave contestato agli imputati. Accuse che ora dovranno essere dimostrate davanti al “giudice naturale”, quello capitolino. 

L’inchiesta si è chiusa a marzo dell’anno scorso e oggi alla sbarra ci sono 19 persone tra imprenditori, politici e persino l’ex caposcorta di un magistrato della Procura. Nel mirino del pm Gianfranco Colace è finita la gara per l’affidamento del Terzo Forum mondiale dello Sviluppo Economico, che si è svolto a Torino nel 2015, ma anche la revoca di un’interdittiva antimafia spiccata dalla Prefettura di Milano in occasione dell’Expo 2015. Le indagini poi hanno fatto emergere una rete di presunti favori in cambio di denaro e altre regalie con al centro proprio Muttoni, amico di lunga data dell’ex senatore e in rapporti con l’ex assessore Enzo Lavolta, anche lui imputato. In particolare Esposito, assistito dall’avvocato Riccardo Peagno, è accusato di aver aiutato l’imprenditore a ottenere la revoca del provvedimento interdittivo in cambio di un prestito a tasso di favore, mentre l’ex assessore comunale di essersi speso per favorire il patron della Set Up Live nell’organizzazione della kermesse a cui partecipò, tra gli altri, l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. 

“Io, assieme alla mia famiglia, siamo rimasti "appesi" in attesa che qualcuno si rendesse conto di questo “errore”. Ora si ricomincia da capo e chissà quanto tempo sarà necessario perché possa finalmente difendermi da accuse infamanti, davanti ad un giudice, nel merito”, scrive oggi Esposito in un post su Facebook, dove se la prende anche con i giornalisti, rei di aver “scritto sentenze e diffuso notizie di comodo” sul processo a suo carico.

Proprio in relazione agli atti di quel fascicolo sono finiti sotto procedimento disciplinare il pm Gianfranco Colace e il gip Lucia Minutella, accusati di aver depositato oltre 130 intercettazioni tra l'allora senatore Esposito e il "re dei concerti" (effettuate sull'utenza del secondo), includendole tra le fonti di prova senza previa autorizzazione del Senato. L'azione disciplinare è stata avviata a pochi mesi dal conflitto di attribuzioni sollevato da Palazzo Madama contro la Procura di Torino, su cui la Corte Costituzionale deciderà a novembre. Dopo aver tentato invano di far valere l'eccezione sull'inutilizzabilità delle trascrizioni davanti al gip, infatti, il senatore si era rivolto alla camera di appartenenza lamentando la violazione dell'articolo 68 della Costituzione, che tutela le prerogative dei parlamentari sotto processo. Un’iniziativa che ha tratto nuova linfa dalla pronuncia sul caso Renzi: per i giudici delle leggi, la Procura di Firenze avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione al Senato per utilizzare le email e i messaggi Whatsapp “del parlamentare, o a lui diretti, conservati in dispositivi elettronici appartenenti a terzi, oggetto di provvedimenti di sequestro nell’ambito di un procedimento penale a carico dello stesso parlamentare e di terzi”.

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