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Aggrediti e presi a pugni: due agenti del carcere finiscono in ospedale

Nel reparto osservazione psichiatrica

Ancora una aggressione da parte di un detenuto ai danni di un agente del carcere Lorusso Cutugno di Torino

Domenica sera, 18 febbraio 2018, attorno alle 18.30, nel reparto osservazione psichiatrica del Padiglione “A”, un detenuto di 20 anni - in carcere per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni - è stato colto da un raptus improvviso, iniziando a colpire con pugni in faccia e alla schiena due agenti. 

Entrambi i poliziotti sono dovuti ricorrere alle cure mediche dell'ospedale Maria Vittoria di Torino: per loro una prognosi di dieci giorni. 

A denunciare l’episodio è Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria): “E’ l’ennesimo episodio che vede vittime ingiustificate e di un sistema perverso e privo di risultati per la collettività, qual’è il sistema penitenziario dei fedeli servitori dello stato quali sono i poliziotti penitenziari e se qualcuno immagina che tali violenze accadano perché fanno parte del rischio professionale non solo si sbaglia di grosso ma se facente parte dei vertici nazionali regionali o locali della stessa amministrazione risulta meritevole di immediato avvicendamento per manifesta incapacità".

Per Benduci c'è un problema organizzativo, oltre che di carenza di uomini: "il problema è che mentre il carcere continua ad essere il ricettacolo, oltre che delle peggiori emergenze della società, anche dei soggetti affetti da evidenti disturbi di ordine psichico. Chi dovrebbe occuparsi della generale organizzazione del carcere e del benessere di coloro che in carcere esercitano la propria attività lavorativa, si occupa esclusivamente di fare entrare nei carceri ex terroristi mai pentitisi e di rendere all’esterno l’immagine di un carcere tutto rose e fiori in cui invece i poliziotti penitenziari, in grave penuria di organici, di mezzi e perfino privi di indumenti di servizio invernali, continuano a pagare attraverso la propria incolumità fisica il prezzo di una generale ingovernabilità degli istituti di pena italiani in cui sono i detenuti a dire l’ultima parola e non chi tutela l’ordine e la legalità”. 

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