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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Colpiti i "colletti bianchi" della 'ndrangheta: 16 arresti, sequestrati beni per 3 milioni di euro

Il modello di indagine torinese definito un esempio da seguire

Duro colpo alla 'ndrangheta piemontese, questa volta però non è stata colpita la struttura militare della mafia calabrese, ma nel mirino sono finiti i suoi "colletti bianchi". 

All'alba di questa mattina - martedì 8 ottobre - 150 agenti di polizia circa sono intervenuti per eseguire 16 arresti ad altrettante persone che sono risultate essere legate a cosche mafiose. Gli agenti hanno anche potuto eseguire un sequestro preventivo di 3 milioni di euro, oltre a beni di vario genere. A capo delle due organizzazioni Vittorio Ceretta, pluripregiudicato, e Renato Macrì, noto esponente della 'ndrangheta. Una terza organizzazione criminale era capaggiata da Vittorio Raso. 

L'azione, che è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino, ha colpito due differenti organizzazioni criminali dedite all'attività di usura ed estorsione, sono oltre 30 le parti offese che sono quasi tutti enti di credito. Tra questi anche Finpiemonte, la finanziaria della Regione Piemonte.

"Si tratta di un'attività economico finanziaria che ha a che fare con l'acquisizione di una provvista di denaro che avviene attraverso la costituzione di società di capitali e l'utilizzazione di questi soldi anche per l'effettuazione di prestiti a usura e per altre operazioni che vanno dalle truffe, all'intestazione fittizia e addirittura al riciclaggio" - ha commentato Francesco Messina, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. I tassi di usura toccavano anche il 10% mensile. 

"Questo quadro è allarmante perché attesta un coinvolgimento di questi gruppi criminali in settori di altà specializzazione. Bisogna approntare un sistema di contrasto che sia efficace per combattere questa minaccia che è più qualificata di quella militare. Sono i colletti bianchi, la loro attività richiede particolari studi e una formazione che viene messa al servizio di queste organizzazioni" - ha commentato Francesco Messina, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Sato. 

"Ci stiamo formando in questa direzione perché la nuova frontiera dell'anticrimine è quella di creare un investigatore che sia in capace di agire per contrastare l'apparato militare e questo genere di minaccia. Io sono qui a Torino oggi per esaltare l'attività della squadra mobile di Torino perché questo modello di indagine è a mio giudizio avveniristico e si attaglia perfettamente all'idea che ho di contrasto alle organizzazioni criminali di stampo mafioso" - ha commentato Francesco Messina, Direttore della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. 

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