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La storia di Salaheddine, il richiedente asilo-eroe

Venuto in Italia per curare suo figlio

Salaheddine è un eroe, ma non lo è solamente perché ha avuto il coraggio di rischiare in prima persona per correre in aiuto a una donna che in centro a Torino aveva subito un furto, ma lo è soprattutto per la forza con la quale, insieme alla sua famiglia, sta lottando per cercare una cura alla malattia di suo figlio maggiore. 

Salaheddine va via dal Marocco e arriva in Italia insieme alla sua famiglia sette mesi fa. Sono in cerca di una cura alla malattia rara di cui è affetto suo figlio Riade, lo Xeroderma pigmentoso. Si trasferisce a Carmagnola e si rivolge subito al Regina Margherita dove incontra altre famiglie che sono costrette ad affrontare la stessa situazione. Insieme fondano un'associazione a sostegno per questi malati speciali, l'associazione si chiama "I figli della Luna". 

Figli della luna perché si tratta di persone che sono costrette a nascondersi dalla luce del sole perché i raggi ultravioletti provocano loro dei cancri alla pelle. Salaheddine a Carmagnola, insieme alla moglie e ai tre figli, inizia una vita nuova. Il ragazzo, che ha 11 anni, può finalmente frequentare serenamente una scuola - in Marocco non poteva farlo perché le scuole non erano attrezzate per affrontare la sua situazione - e può soprattutto cominciare a passeggiare di notte per la cittadina insieme al padre senza paura. 

In questo contesto passa quasi in secondo piano l'atto di coraggio di cui Salaheddine si è reso protagonista lunedì 19 agosto. È tardo mattino, siamo tra le 11.30 e le 12.30, e l'uomo ha appena sostenuto un colloquio di lavoro, quando a piedi si sta dirigendo verso la stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova. In via Roma però improvvisamente sente delle urla femminili e nota due ragazzi che stavano aggredendo una signora, strappandole qualcosa di dosso. Quando capisce che le hanno strappato una collana si lancia all'inseguimento dei due, corre per 500 metri circa e non si arrende neppure quando i due gli intimano di fermarsi e si preparano a fronteggiarlo. 

Salaheddine riuscirà a bloccare uno dei due malviventi - un italiano - e a immobilizzarlo fino a quando non saranno giunti sul posto gli uomini della polizia ai quali descriverà anche il ladro che è riuscito a scappare con la collanina. Probabilmente Salaheddine, che è aiutato nel suo percorso di integrazione dall’Associazione Tra Me, avrebbe diritto al permesso di soggiorno per atti di particolare valore civile, che è stato introdotto dal decreto sicurezza lo scorso anno, ma a lui non interessa avere qualcosa in cambio al suo gesto eroico. Dice di aver agito così solamente perché quello era il suo dovere e di non voler mischiare il suo percorso per la cittadinanza con i fatti di lunedì 19 agosto. 

Il sogno di Salaheddine? Curare suo figlio e trovare un lavoro per sostenere la sua famiglia. In Marocco Salaheddine lavorava nel settore della logistica, lo ha fatto dal 1998 fino al 2018. Qui in Italia ha fatto un corso per poter guidare il muletto e fare il carrellista e nel mentre sta studiando italiano per poter poi tornare a occuparsi di quello che ha sempre fatto. 

Salaheddine è un eroe, ma non solo perché ha coraggiosamente difeso una donna aggredita per strada. 

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