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Il coraggio dell'ultramaratoneta che ha rischiato la morte: "Ecco la mia seconda vita"

Era la notte del 6 febbraio 2018, il sesto giorno di ultramaratona sui nove previsti, quando Roberto Zanda a causa di un'allucinazione da ipotermia comincia a vagare a piedi scalzi tra gli alberi di una foresta canadese. L'ultramaratoneta cagliaritano, che era in Canada per gareggiare nella Yukon Arctic Ultra, trascorrerà 14 lunghissime ore a vagare in cerca dell'uscita da quella foresta a una temperatura di -50 gradi. Quando i soccorsi lo trovano la situazione è compromessa e l'amputazione delle due gambe e del braccio destro è inevitabile. 

L'ultramaratoneta cagliaritano però è abituato a combattere e dal 19 marzo scorso lo ha fatto al CTO di Torino dove ha ritrovato la speranza e una nuova vita. Questa mattina ha voluto ringraziare tutti coloro che in questi mesi lo hanno assistito ed è arrivato davanti ai microfoni con le sue stesse "gambe". Da un mese infatti è tornato a stare in piedi grazie alle protesi che gli sono state fornite. 

Dice che il 6 febbraio, giorno dell'incidente, per lui è iniziata una nuova vita e probabilmente ha ragione. Dovrà imparare a convinvere con il suo nuovo modo di essere, ma ha dimostrato di avere forza e coraggio da vendere. Il 25 giugno finalmente tornerà a casa, in Sardegna, dove potrà riposarsi e riabbracciare i suoi cari, ma attenzione, non ha alcuna intenzione di smettere di fare sport e in programma c'è anche un libro che dovrebbe arrivare in libreria a dicembre. 

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