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Venerdì, 19 Aprile 2024

'Ndrangheta, voto di scambio politico-mafioso: in carcere Roberto Rosso

Gli inquirenti: "Era consapevole di chi fossero i suoi interlocutori"

È accusato di aver stipulato un "patto di scambio" con la ndrangheta al fine di ottenere un pacchetto di voti che gli garantisse l'elezione in Regione Piemonte. In cambio Roberto Rosso avrebbe dato a due noti esponenti mafiosi circa 8.000 euro. Il pagamento sarebbe avvenuto in due momenti differenti: una prima anticipazione e poi il saldo, dopo una trattativa, a elezione avvenuta. 

Secondo le indagini effettuate dalla Guardia di Finanza di Torino l'esponenente di Fratelli d'Italia e assessore della Giunta Cirio in Regione Piemonte era consapevole di aver avviato una trattativa con interlocutori mafiosi. L'accusa per lui è di scambio elettorale politico-mafioso. 

L'azione giudiziaria rientra all'interno di un'operazione più ampia della Guardia di Finanza che questa mattina ha effettuato 8 misure cautelari in carcere grazie all'intervento di 150 militari. Roberto Rosso, come gli altri indagati, sono stati trasferiti al carcere Lo Russo e Cutugno di Torino. 

A finire in carcere anche Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, ndranghetisti che avrebbero riorganizzato l'assetto mafioso a Carmagnola; Mario Burlò, noto imprenditore torinese che utilizzava la mafia per investire i proventi illeciti dell'evasione fiscale; Enza Colavito e Carlo De Bellis, che fungevano da intermediari. 

Burlò investiva i proventi dell'evasione acquistando immobili, tra questi anche la villa che era appartenuta all'ex giocatore della Juventus Arturo Vidal. 

La reazione del Governatore Alberto Cirio

“Sono allibito per quanto accaduto. Un'accusa di questo tipo è la peggiore per chi vuole rappresentare le istituzioni ed è totalmente incompatibile con il nostro modo di vedere la vita e l’impegno politico. Per questo ci auguriamo che Roberto Rosso possa dimostrare quanto prima la sua totale estraneità ai fatti e confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura. In queste ore Roberto Rosso mi ha fatto pervenire le proprie dimissioni che ho prontamente accettato, avendo già fatto predisporre la sua revoca non appena verificata la notizia appresa dalla stampa. Come governo regionale, infatti, non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia e alla criminalità, che sono per noi un principio irrinunciabile e per il quale abbiamo voluto costituire per la prima volta in Piemonte una specifica Commissione permanente sulla Legalità. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte”, ha dichiarato Alberto Cirio. 

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