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La rabbia e la delusione degli infermieri in prima linea: "I negazionisti non sanno cosa succede dietro quella porta"

La testimonianza

"La gente è convinta che i Pronto Soccorso siano completamente vuoti. Ci siamo ritrovati uno che è venuto a dirci 'Salve sono un ficcanaso e sono venuto a ficcanasare'. Poi è andato via", a raccontarlo è Antonella Lo Castro, una delle infermiere operative presso il Pronto Soccorso dell'ospedale Molinette di Torino. 

È arrabbiata, ma anche delusa da tutte le persone che ogni giorno mettono in dubbio la potenza di un virus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. "C'è rabbia e delusione perché non sanno cosa possa succedere dietro quelle porte. Questa non è la realtà del Pronto Soccorso, questa è solo l'accoglienza delle ambulanze. Il Pronto è sovraffollato. Tantissimi pazienti covid che hanno bisogno dell'ossigeno per respirare", racconta Antonella Lo Castro. 

A farle eco è Sandra Bessone, altra infermiera delle Molinette: "Le situazioni non riesci a lasciarle qua, te le porti a casa. Stiamo rivedendo le stesse cose viste a marzo. Alle volte ti vengono le lacrime agli occhi perché magari hai fatto un turno di 12 ore e quando esci vedi questi tizi che filmano e sono contro le mascherine e contro il personale sanitario". 

"Ha ragione il medico che ha detto loro vi faccio fare un turno. I negazionisti che però sono entrati in Pronto perché si sentivano male però poi non negavano", conclude Sandra Bessone. 

Per alcuni che negano però ci sono altri che li vogliono ringraziare quotidianamente, come la signora che ogni giorno porta agli infermieri le brioches o come chi ha dedicato loro uno striscione: "Grazie per tutto quel che fate". 

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