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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Torino, 700 posti letto per i senza fissa dimora: in città sono 1.500, tra loro anche intere famiglie

Siglato un patto tra istituzioni

Sono circa 1.500 i senza fissa dimora che sono stati censiti dalle associazioni torinesi che si occupano di dare loro un sostegno ogni giorno dell'anno, tra questi ci sono sempre più giovani, sempre più donne e sempre più famiglie, perché a volte il nucleo familiare decide di rimanere unito anche nel momento più difficile.

A raccontare la condizione di questa fetta tra le più fragili della popolazione è Cristina Avonto, la presidente della Federazione italiana organismi persone senza dimora, e lo fa al termine della sottoscrizione del nuovo piano integrato di sostegno alle persone senza dimora sottoscritto da Regione Piemonte, Comune di Torino, Città metropolitana, Asl Città di Torino, Circoscrizioni comunali, Prefettura, Arcidiocesi e Federazione italiana organismi persone senza dimora. 

In totale verranno messi a disposizione da parte del Comune di Torino ben 700 posti letto in appartamenti condivisi con un investimento di 12 milioni da parte dell'amministrazione comunale. L'intervento prevede inoltre assistenza sanitaria e sociale per i senza fissa dimora da parte della Regione Piemonte. 

"Le persone senza fissa dimora sono difficilmente fotografabili perché sono spesso itineranti", spiega Cristina Avonto, "tendono a nascondersi perché c'è vergogna, il fatto di aver fallito la propria vita, spesso sono padri di famiglia che non riescono più a mantenere la famiglia. Sono giovani usciti dal nucleo familiare. Noi vediamo un aumento dei giovani, delle donne, di famiglie senza dimora che vogliono rimanere insieme e fanno fatica ad accedere ai servizi tradizionali". 

Non è facile stimare quanti siano in città: "Si parla fino a 1.500 persone, ma c'è un sommerso di persone che vivono nei posti occupati, per strada e c'è il grosso tema degli immigrati irregolari che non possono che accedere ai servizi emergenziali perché diventano gli invisibili tra gli ultimi", continua Avonto. 

Per questo viene visto di buon occhio il protocollo siglato oggi, lunedì 2 maggio, in Prefettura a Torino: "Le progettualità specifiche sono l'accesso a una struttura alloggiativa protetta, alle cure e ai diritti di cittadinanza come reddito di cittadinanza, recupero delle pensioni di cui hanno diritto. Molto spesso questi non accedono a tutta una serie di diritti perché non sono in grado di farlo, non hanno la residenza, informazioni o hanno problemi". 

Spesso si dice che i senza fissa dimora rifiutino la casa: "Non c'è un servizio adatto per tutti", conclude Avonto, "non è che una casa possa essere la soluzione immediata per tutti. Noi dobbiamo avere la capacità di ascoltare le persone e individuare il percorso di vita adatto per quella persona e personalizzare l'intervento". 

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