Palazzo Chiablese, la nuova veste della prestigiosa Sala dell'Alcova: video
Dove prima c'erano scrivanie e impiegati, adesso è tornato l'antico splendore. Tutto nasce da un ritrovamento dei carabinieri
Dove prima c'erano scrivanie e impiegati, adesso è tornato l'antico splendore di quando Torino era una città 'reale'. È stata presentata questa mattina, giovedì 24 settembre, dalla soprintendente Luisa Papotti la nuova veste della prestigiosa Sala dell'Alcova di Palazzo Chiablese. La sala è stata restaurata e ha assunto la bellezza originale.
L'idea di restaurare la Sala dell'Alcova nasce il 24 luglio del 2018 quando i carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Torino ritrovano una scrivania a doppio corpo con pregiati intarsi di avorio e madre perla, scomparsa nel secondo dopoguerra dal territorio nazionale e considerata uno dei maggiori capolavori del più importante maestro ebanista del periodo sabaudo, Pietro Piffetti. Valore oltre 2.000.000 di euro.
Il pezzo era stato ideato per Palazzo Chiablese, ed era stato realizzato per essere collocato all'interno di un'apposita nicchia. Nicchia che si trovava all'interno di una stanza di Palazzo Chiablese che era stata destinata a uso ufficio. Da qui l'idea della soprintendente di liberare gli spazi da scrivanie e documentazione cartacea per avviare i lavori di restauro.
Il risultato è mozzafiato e i torinesi potranno ammirarli il 26 e 27 settembre in occasione delle Giornate europee del Patrimonio 2020 e anche il 3 e 4 ottobre.
Non solo la Sala dell'Alcova però, perché verrà completato anche un ulteriore è importante restauro: "Da qualche anno stiamo lavorando per restituire i due appartamenti ducali a un percorso di visita permanente", spiega la soprintendente che poi aggiunge, "La novità è che mostreremo il completamento delle ultime due sale dell'appartamento settentrionale che ci consentirà di riaprire l'appartamento in modo stabile alla visita".
"In qualche modo mortificare Palazzo Chiablese come è stato fatto dopo la guerra, quando il danno bellico ha interrotto la continuità dell'appartamento era una perdita per la nostra città. Io mi sono sentita obbligata a restituire un pezzo del patrimonio torinese che era andato perduto", ha concluso la soprintendente Luisa Papotti.