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A Torino un monumento alla 'resistenza' gay, ma poche ore dopo sbucano gli adesivi 'omofobi'

La statua dedicata a Ottavio Mario Mai è stata posta vicino al Campus Einaudi in un viale anch'esso dedicato all'attivista per i diritti omosessuali

A Torino un monumento dedicato alla resistenza culturale che deve essere fatta per garantire i diritti della comutà omosessuale. È stato inaugurato giovedì 6 ottobre e raffigura Ottavio Mario Mai, regista, sceneggiatore, attore, scrittore e poeta italiano che nel 1986, insieme al compagno Giovanni Minerba, ha fondato a Torino il Festival cinematografico a tematica omosessuale 'Da Sodoma a Hollywood'. 

Un monumento la cui importanza è stata evidenziata alcune ore dopo l'inaugurazione della statua - che si trova vicino al Campus universitario Luigi Einaudi in un viale anch'esso intitolato a Ottavio Mai - dall'iniziativa di un gruppo studentesco universitario. 

Venerdì 7 ottobre infatti a Torino sono apparsi alcuni adesivi - che riportavano il marchio del Fuan-Aliud Torino - con sopra una schwa arcobaleno sbarrata e la scritta "Tieni pulita la tua università". "È inaccettabile che all’interno di uno spazio libero e pubblico avvengano fatti di questo tipo. L’università è e deve rimanere un luogo sicuro per ogni studente e ogni studentessa", ha commentato Serena Graneri, presidentessa di Arcigay Torino, "Chiediamo all’università di Torino e all'assessora Carlotta Salerno di intervenire affinché questi adesivi vengano tolti e che vengano presi provvedimenti verso i responsabili di questa azione". 

La resistenza culturale

"Torino è una città molto importante per quanto riguarda i diritti della comunità omosessuale", aveva detto da Vladimir Luxuria, attivista per i diritti omosessuali, il giorno dell'inaugurazione del monumento dedicato a Ottavio Mario Mai, "Ottavio Mai ha insegnato che attraverso la cultura si può fare resistenza e si può allargare la mentalità delle persone e toccare i cuori delle persone. Questo è un periodo in cui penso che il pensiero di Ottavio Mai sia molto importante perché è un momento in cui dobbiamo ribadire i nostri diritti per la paura di non poter raggiungere alcuni obiettivi". 

Parole profetiche se viste alla luce di quanto avvenuto poche ore dopo: "Adesso dobbiamo essere all'erta, dobbiamo essere attenti, non tanto perché ci possono togliere qualcosa, ma penso soprattutto dal punto di vista culturale per non far sentire rappresentate e legittimate tutte le persone che soffrono di quella malattia che si chiama omofobia che vuol dire anche ignoranza". 

La replica del Fuan-Aliud

Nella serata di mercoledì alcuni nostri militanti hanno affisso nei pressi del campus Luigi Einaudi, della facoltà di economia, di medicina e di palazzo nuovo alcuni adesivi contro il cosiddetto segno "schwa". "Questa piccola beffa futurista aveva lo scopo di protestare contro le ridicole storpiature ideologiche della lingua italiana in salsa gender a cui assistiamo costantemente in università ormai da anni, e di difendere la dignità della lingua di Dante e D'Annunzio", scrivono i militanti, "La reazione immediata dei collettivi di sinistra è stata l'ennesima prova della loro arroganza e della loro assenza di argomenti reali. La stampa è intervenuta in massa, preferendo sbattere in prima pagina un inesistente 'mostro omofobia' piuttosto che concedere il normale diritto di replica a studenti che portano avanti una legittima battaglia in difesa della cultura". 

"Abbiamo assistito anche all'ingerenza di potenti associazioni come Arcigay, che nulla hanno a che fare con l'università e che non dovrebbero esprimersi a riguardo di ciò che accade al suo interno", concludono, "Abbiamo dimostrato come mainstream e sinistra siano sempre pronti a scatenare polveroni per difendere stupidaggini come lo schwa ma non per discutere dei reali problemi quotidiani degli studenti. Il nostro non era un gesto discriminatorio se non contro le idiozie del politicamente corretto". 

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