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Storie di sangue nella Torino criminale: quando in città si moriva per difendere un cane | VIDEO

Milo Julini ha raccolto 24 storie di fatti di cronaca avvenuti a Torino fino alla fine del secolo scorso, c'è stato un tempo in cui si moriva per difendere un cane

C'è stato un tempo in cui a Torino si moriva per difendere il proprio cane. È il caso di un anziano cameriere che passeggiando con la moglie, la nipote e un cagnolino in via Franco Bonelli viene ucciso a coltellate da due giovani teppisti. Siamo all'inizio del 1907 e quell'episodio turbò la città che si trovò ad affrontare per la prima volta il tema della devianza giovanile. 

Storie di questo tipo sono state raccolte da Milo Julini - ricercatore, scrittore e docente torinese - e pubblicate nel suo ultimo libro 'Percorsi criminali nella Torino noir' edito da Editrice Tipografia Baima Ronchetti & C. Si tratta di una vera e propria guida alla Torino criminale e ai suoi luoghi. 

"Ogni quartiere ha la sua storia. Storie di coltelli come quella di via Bonelli, furti clamorosi o anche delitti irrisolti, come quello di San Donato che riguarda un'anziana signora trovata in casa morta", spiega Julini. C'è stato un tempo in cui Torino non era la tranquilla città che è oggi. 

"Spesso ci si dimentica che è stata Capitale del Regno di Sardegna e d'Italia e come tutte le Capitali vi è il fenomeno dell'emigrazione interna dei poveri, dei disagiati e dei criminali che nella città pensano di trovare quel che in campagna non si trova", continua Julini, "Torino ha avuto fenomeni criminali frequenti e significativi come quello delle 'coche', ovvero associazioni di giovani teppisti di quartiere o come la 'barabberia', ovvero l'operaio che diventa teppista". 

Le baby gang dunque non sono un fenomeno solamente dei giorni nostri, ma ci sono sempre state e lo raccontano anche le cronache dei giornali: "Sono fenomeni che sono stati analizzati e hanno trovato personaggi che li hanno raccontati nella cronaca giornalistica, ma purtroppo non in grandi racconti. Torino aspetta ancora il suo Balzac, Victor Hugo o il suo Charles Dickens, ma per anni queste storie hanno riempito le cronache dei giornali".  

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