A Torino mette radici l'albero di Giovanni Falcone, la sorella: "La mafia cambia, ma c'è sempre"
Piantumato davanti alla scuola Cottolengo
A Torino mette radici l'albero di Giovanni Falcone. A piantumarlo Maria Falcone, sorella del giudice che il 23 maggio del 1992 venne ucciso dalla mafia. Il suo posto sarà davanti alla Scuola Cottolengo, ma anche dentro perché un altro alberello, nato dalle radici dell'albero presente davanti alla casa del giudice a Palermo, verrà conservato in vaso all'interno della scuola.
Un segno di speranza e di risveglio, come ha sottolineato la sorella del giudice Falcone: "Ho rilevato negli anni che l'albero Falcone, quello che sorge davanti alla casa dove abitava Giovanni, ha rappresentato per Palermo il risveglio delle coscienze e io vorrei che quest'albero ovunque vada rappresenti questo risveglio".
La legalità così potrà mettere radici nei cuori dei bimbi che frequentano quella scuola stessa: "Mi auguro che la legalità metta radici e che soprattutto metta radici nei giovani perché sono loro che costituiranno la società del futuro e devono essere i garanti di questa voglia di vivere secondo le regole", ha poi continuato Maria Falcone.
In questi ultimi anni si parla meno di mafia, cosa ne pensa? "Abbiamo attraversato momenti difficilissimi per il mondo: il covid e adesso la guerra in Ucraina. Il Governo ha posto attenzione alle emergenze, ma ciò non toglie che non bisogna togliere spazio all'emergenza mafia che c'è, che esiste che continuerà ad andare avanti approfittando di questi momenti di debolezza. Noi tutto l'anno lavoriamo con le scuole e faremo del 23 maggio un momento di riflessione su quel che rappresenta la mafia per la Sicilia, per l'Italia e per il mondo".
Come è cambiata la mafia rispetto al 1992? "La mafia non è cambiata perché Giovanni diceva che resta sempre uguale, è sempre un'organizzazione criminale che tende ai grandi profitti e che si fa forte delle intimidazioni e delle minacce nei confronti della popolazione", spiega Maria Falcone, "Adesso possiamo dire con soddisfazione che la mafia è stata decimata, ma non è finita. Esiste ed è sempre forte. Ha cambiato strategia perché ha capito che il terrorismo e quelle evidenti stragi che hanno creato il mutamento della mafia hanno fatto loro un gran male. Hanno capito che il silenzio è la miglior cosa per la mafia. Se ne parla meno perché evitano di esporsi, ma non dobbiamo essere guardindi e stare attenti".