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La riapertura dell'ex Maria Adelaide arriva in Commissione europea: "Spesi male i soldi del Pnrr"

I residenti contestano la scelta di concentrare troppi servizi alle ex Astanterie Martini

"Abbiamo presentato un esposto alla Commissione europea spiegando che i criteri che sono stati decisi per utilizzare i milioni di euro che ci vengono dati per la sanità del territorio non sono rispettati", a dirlo è Mariangela Rosolen, storica attivista dell'Assemblea Riapriamo il Maria Adelaide, "Noi vogliamo che intervenga in tempo in modo che gli amministratori locali cambino idea e facciano quel che devono". 

Non si ferma dunque la battaglia dei residenti che chiedono ormai da anni la riapertura dell'ex ospedale di lungo Dora Firenze. Non si è fermata neppure dopo l'annuncio da parte della Regione Piemonte che una parte del Maria Adelaide verrà destinato a casa di comunità. Anzi, rilanciano pure. 

"Raccoglieremo le firme per chiedere la rimozione del dottor Picco, il direttore dell'Asl Città di Torino. Non obbedisce alle leggi, ma a interessi che non sono i nostri e chiediamo che venga rimosso", spiega sempre la signora Rosolen che poi aggiunge parlando di Jacopo Rosatelli, assessore comunale alle politiche sociali, "Non si fa sentire con la forza che gli compete, come assessore del comune di Torino". 

Tutto questo viene detto in un luogo simbolico, davanti all'ex Astanteria Martini di via Cigna, altro luogo abbandonato della zona nord di Torino: "Siamo davanti a un bene comune abbandonato da tanti anni che potrebbe essere riaperto, ma nel modo sbagliato. Ci sono i soldi del Pnrr che vengono dall'Europa, ma sono condizionati alla creazione di strutture sanitarie sparse sul territorio e facilmente accessibili. Invece l'Asl di Torino concentra milioni e milioni di euro facendo solo in questa struttura due case della comunità, due ospedali di comunità e tre Centrali Operative, invece di spargerli sul territorio". Qui entra in gioco la richiesta di riaprire l'ex ospedale Maria Adelaide.

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