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Ex Embraco, tensione davanti alla Prefettura: lavoratori delusi dalle parole della sottosegretaria

Riunione in Prefettura davanti alla sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico

Gli ammortizzatori sociali saranno subito disponibili per i 406 lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri, a ribadirlo la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Taddei: "La cassa integrazione straordinaria per cessata attività è stata richiesta dal curatore fallimentare e c'è anche la possibilità di utilizzare i 18 mesi di cassa integrazione Covid", ha spiegato la Taddei. Inoltre la Regione Piemonte favorirà l'anticipo della cassa da parte della banche, ha precisato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. 

Un annuncio che non ha soddisfatto i lavoratori della ex Embraco che dalle 9 di questa mattina, mercoledì 5 agosto, si erano riuniti davanti alla Prefettura di Torino per assistere al tavolo interistituzionale che si è tenuto e al quale ha partecipato anche la sottosegretaria. "La loro delusione è più che comprensibile. Noi ci saremmo aspettati la garanzia della cassa integrazione. Da parte dei ministeri c'è stato un impegno, ma non abbiamo nero su bianco la garanzia degli ammortizzatori sociali", spiega Ugo Bolognesi della FIOM di Torino. 

È per questo che i lavoratori che erano in presidio hanno manifastato animatamente il loro disagio, perché a distanza di due anni e mezzo dalla decisione della Whirpool di delocalizzare la produzione dello stabilimento di Riva di Chieri all'estero per questi 406 lavoratori non ci sono ancora garanzie di alcun tipo. 

All'azienda le istituzioni hanno chiesto di assumersi la responsabilità sociale mettendo a disposizione i 9 milioni di euro che dopo il fallimento le sono tornate in cassa e che erano stati messi destinati al fondo di garanzia istituito per la reindustrializzazione e di rimpinguare quella cifra con altre risorse. 

La vicenda nasce nell'ottobre del 2017 quando Whirpool ha deciso di chiudere lo stabilimento ex Embraco e di licenziare 500 persone. Fece seguito il progetto di reindustrializzazione che è finito in tribunale con l'accusa di bancarotta fraudolenta. "Avremmo potuto fare gesti più eclatanti però oggi abbiamo ottenuto dei risultati parziali. Ci aspettiamo che nei prossimi giorni gli aspetti rimasti in sospeso vengano chiariti. Prima di tutto gli ammortizzatori sociali", conclude Ugo Bolognesi della FIOM di Torino. 

L'intervento del presidente della Regione Piemonte

Alberto Cirio chiede a Invitalia chiarezza sulla possibilità di salvataggio e a Whirlpool di potenziare il fondo per la reidustrializzazione, dichiarando che è inammissibile che solo oggi, per la prima volta, si siano trovati seduti alla stesso tavolo in modo chiaro tutti i soggetti toccati da questa situazione. Il Presidente ha dichiarato di comprendere perfettamente la frustrazione e la rabbia dei lavoratori, che si sentono presi in giro dall’azienda, ma anche dalle istituzioni. Per questo crede che sia fondamentale scoprire le carte in modo chiaro. Ha chiesto, quindi, a Invitalia una data certa a settembre per indicare se esiste un piano di salvataggio possibile. Ma nel caso questo non ci fosse, il Presidente ha rivendicato la necessità di saperlo e il bisogno di verità, perché si deve essere coscienti delle 400 famiglie che avranno bisogno di aiuto.

La Regione non lascerà solo nessuno, ma chiede al Governo di fare lo stesso attivando immediatamente tutti gli ammortizzatori sociali possibili e sollecitando Invitalia ad assumere una posizione chiara. Allo stesso tempo il Presidente ha chiesto a Whirlpool, che di questa situazione è responsabile avendo trasferito la produzione in un altro Paese, di fare la propria parte potenziando il fondo per la reindustrializzazione, che ha a disposizione in questo momento 9 milioni di euro. Risorse che non ripagheranno del danno, ma che almeno potranno essere un supporto in più per il rilancio dello stabilimento o per dare respiro a centinaia di lavoratori e alle loro famiglie.

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