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Infarto, la scoperta dei cardiologi di Torino: nuovi farmaci riducono rischio di ricadute del 20%

Sono stati osservati 621 pazienti

L'approccio terapeutico dei pazienti cardiopatici gravi potrebbe cambiare in meglio grazie all'emergenza sanitaria da covid-19. È un paradosso, ma è quanto potrebbe essere stato dimostrato dai cardiologi torinesi: i nuovi farmaci ipolipemizzanti che sono stati utilizzati durante la pandemia e che riducono il colesterolo cattivo, se somministrati già alla dimissione ospedaliera dopo l'infarto portano rapidamente i valori del colesterolo sotto il limite indicato dalle recenti linee guida internazionali per prevenire un secondo evento acuto. Il rischio di morte, ictus o di un nuovo infarto viene così ridotto del 20%. 

Questo nuovo approccio è stato presentato a Torino durante il Re-Change in Cardiology, convegno di tre giorni dedicato alla cardiologia in programma al Lingotto che ha accolto numerosi esperti del settore provenienti da tutta Italia. Tale approccio è stato usato a Torino a partire dall'aprile dello scorso anno al Mauriziano e all'ospedale di Rivoli sulla base di un documento della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise). 

In totale sono stati tenuti sotto osservazione 621 pazienti con sindrome coronarica acuta, di età media di 70 anni, sottoposti a rivascolarizzazione coronarica. Il farmaco scelto, anticorpo monoclonale inibitore della proteina PCSK9, consente un dosaggio unico ogni 14 giorni, autogestito dal paziente monitorato in telemedicina, aspetto risultato determinante per il follow-up nel periodo pandemico.

"Abbiamo optato per la somministrazione precoce dei nuovi farmaci ipolipemizzanti", spiega Giuseppe Musumeci, "iniziando il trattamento alla dimissione nei pazienti a rischio più alto (circa il 20% dei nostri pazienti con infarto). Dopo 6 mesi, il 92%di tutti i pazienti dimessi dopo un infarto registrava valori del colesterolo inferiori a 55 mg/dl, limite internazionale che riduce del 20% il rischio di nuovi eventi cardiovascolari maggiori come morte, re-infarto o ictus".

"L’ipercolesterolemia rappresenta, ad oggi, il principale target di prevenzione secondaria nelle malattie coronariche", commenta Ferdinando Varbella, "L’introduzione dei nuovi farmaci PCSK9i, unitamente a statine ed ezetimibe, e la possibilità di prescrizione degli stessi in fase acuta, hanno ampliato le possibilità terapeutiche e con esse la probabilità di raggiungere i valori target del colesterolo LDL. Compito del cardiologo rimane riconoscere e trattare aggressivamente e precocemente i pazienti a più alto rischio, fornendo loro un adeguato counseling che favorisca il buon esito della terapia".

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