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Sabato, 20 Aprile 2024

"Voglio morire a casa mia, sulla sponda del Po": Graziella chiede di salvare l'Imbarco Perosino

Servono 138.000 euro

"Sono l'unica residente, insieme alla mia famiglia, all'interno del Parco del Valentino e l'unica cosa che vorrei è poter morire a casa mia come mia nonna e i miei genitori. Il Comune mi vuole sfrattare. Vi chiedo di aiutarmi a salvare il nostro imbarco", a parlare è Graziella Perosino, la donna che nel 1987 aprì il ristorante dell'Imbarco Perosino. 

Queste sono le parole che pronuncia nel video che accompagna la campagna di raccolta fondi che è stata lanciata in questi giorni e che serve a reperire i 138.000 euro che l'Imbarco Perosino deve versare al Comune di Torino per evitare lo sfratto

"Sono dieci anni che siamo in giudizio contro il Comune di Torino per rivendicare, convinti delle nostre ragioni, il diritto di poter continuare a vivere e lavorare all’Imbarco, come facciamo da oltre 80 anni, con amore e dedizione. Ma la legge, purtroppo, sembra non essere dalla nostra parte. In ogni momento potremmo essere sfrattati dal luogo creato da nostro nonno Alberto Perosino nel 1936", si legge nel testo della raccolta fondi. 

Poi i promotori della raccolta fondi spiegano: "La cifra che ci serve adesso con urgenza è 138.000 euro che non abbiamo in questo momento di grave crisi a causa della pandemia Covid-19 che perdura da oltre un anno. Da qui il motivo di questa iniziativa. È tanto, lo sappiamo, ma è sono solo una piccola parte della somma totale che dovremmo pagare nel corso dei prossimi anni. Ma sappiamo anche che siete tantissimi a volerci bene, ad avere a cuore l’Imbarco Perosino".

Un anno fa venne lanciata anche una petizione su Change.org per chiedere all'amministrazione di bloccare lo sfratto e rinegoziare la concessione. 

La precisazione del Comune di Torino

"C’è un contenzioso legale con il Comune, vinto legittimamente", spiega l'assessore all'Urbanistica, Antonino Iaria, "I gestori dell’imbarco sono morosi sia per il canone sia per tributi comunali. Il Comune agisce giustamente, in maniera eguale, verso tutti i locatari o concessionari, non facciamo diverse valutazioni a seconda della loro presenza mediatica. In sintesi l’accordo con i concessionari è attuare un piano di rientro concordato. Se viene ottemperato, possono partecipare a un bando nuovo per la concessione del locale. Il Comune garantisce tutti e non fa e non deve fare preferenze. Le leggi e i regolamenti sono chiari, chi li rispetta, anche con fatica, non deve essere penalizzato".

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