rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024

Da 37 anni con il cuore di un altro: la storia di Gian Mario, il trapiantato più longevo in Europa

Il racconto del miracolo che lo ha portato a ricevere un trapianto quando in Italia non era consentito farli

In Europa non c'è un uomo che dopo aver subito un trapianto abbia vissuto tanti anni quanti Gian Mario Taricco. Lui, piemontese di Dogliani, da 37 anni vive grazie al cuore che nel 1985 gli venne donato, un record se si considera che solitamente chi ha subito un trapianto non ha un orizzonte di vita tanto lungo. Tanto che il suo caso è stato discusso anche durante l'edizione delle 34° Giornate Cardiologiche Torinesi. 

La storia

Era il 1985 e Gian Mario Taricco era un ragazzo di vent'anni con la passione per il calcio e una discreta carriera davanti a sè. Alcuni sintomi però fanno suonare un campanello d'allarme che stravolgerà la sua vita: "Avevo appena iniziato giurisprudenza e ho cominciato ad avere qualche sintomo di dispnea notturna, mancanza di fiato anche di giorno. Bastò una lastra al torace per vedere che il mio cuore era ormai molto ingrossato e quindi c'era un problea grave che era la miocardiopatia dilatativa". 

Da quel momento per Taricco inizia una lunga trafila per l'ottenimento di un trapianto, ma è il 1985 e in Italia non c'è ancora una legge che permette questo tipo di operazione: "Inizio una serie di ricoveri e vengo messo in lista trapianto, ma in quel momento nel nostro Paese non potevano essere fatti", racconta Taricco, "Ero in attesa che mi chiamassero dalla Francia, ma fortunatamente a metà novembre passò la legge sui trapianti e mi operarono a Pavia dopo tre giorni perché ero il più urgente". 

Dal giorno del trapianto passarono sei mesi prima che Taricco potesse tornare alla sua vita: "È cambiata molto la mia vita. Io prima del trapianto non vivevo più non potendo più respirare, ero sempre a letto. Dopo l'operazione ho ripreso una vita normale: mi sono laureato, mi sono sposato e ho avuto dei figli". Tutto come prima, tranne che per la sua carriera da calciatore. 

"La cosa che mi è dispiaciuta di più è stata quella di dover interrompere la carriera agonistica di calcio che stavo facendo da sei o sette anni", racconta Taricco, "è stata all'epoca una rinuncia dolorosa, adesso la vedo come il minore dei mali". Essere il più longevo trapiantato d'Europa è sicuramente un orgoglio, ma ha una duplice valenza perché sicuramente mette in luce l'eccellenza della sanità italiana, ma allo stesso tempo costringe Taricco a guardarsi alle spalle. 

"Quando mi giro vedo una lunga serie di persone trapiantate come me e dopo di me che in alcuni casi non ce l'hanno fatta, ma io sono il capofila ed è una grossa responsabilità". Soprattutto perché dopo 37 anni dal giorno del suo trapianto in Italia, nonostante molti passi in avanti nel settore, rimane comunque un grosso problema che deve essere risolto, quello dei donatori.  

"Un problema che c'era prima e c'è ancora oggi. Ci sono liste di attesa molto lunghe. I centri e i medici per i trapianti ci sono però molte persone non riescono ad arrivare all'intervento perché mancano i donatori", spiega Taricco che da 37 anni vive con dentro il petto un cuore che gli è stato donato e che adesso affronta la vita giorno dopo giorno. 

"Purtroppo per la vita che ho avuto negli ultimi 37 anni il mio orizzonte temporale è a un mese, due, non a dieci anni. Io devo vivere alla giornata cercando di stare sempre il meglio possibile, ma sono grato per gli anni che ho avuto". 

Video popolari

Da 37 anni con il cuore di un altro: la storia di Gian Mario, il trapiantato più longevo in Europa

TorinoToday è in caricamento