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Sabato, 20 Aprile 2024

Semilibertà per i manager Thyssen, la rabbia dei familiari delle vittime: "Non ci fidiamo più di nessuno"

Protesta davanti al Tribunale

"Qui davanti al Tribunale non dovrebbero esserci solo i giornalisti, ma dovrebbero esserci tutti i piemontesi compresi gli operai che sono ancora vivi. Dovrebbero esserci anche i ragazzi che lavoravano con mio fratello", a dirlo è Laura Rodinò sorella di Rosario Rodinò, una delle sette vittime del rogo della Thyssen Krupp.

Questa mattina i familiari si sono trovati davanti al Tribunale per protestare contro la semilibertà per i manager tedeschi ritenuti responsabili di quella tragedia. "È una pugnalata perché non esiste che la Germania detta legge su una sentenza passata in giudicato in Italia. Chi commette reati in Italia deve scontare la pena in Italia", continua la donna. 

"La colpa è dell'Italia che non si è fatta valere. Abbiamo paura della Germania. Ci sentiamo traditi", conclude la donna poi annunciando che il prossimo passo sarà andare a Roma. 

Intanto il ministro della Giustizia Bonafede ieri ha sentito i familiari delle vittime: "Noi adesso non ci fidiamo di nessuno. Non ci possono azzittire con due parole, non hanno fatto tutto. Non hanno fatto niente", chiude Rosina Platì. Il procuratore Generale, Francesco Saluzzo, ha poi incontrato una delegazione dei familiari.  

Nel rogo dell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007 morirono Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi.

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