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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Ex Embraco, i lavoratori si sentono traditi dalla politica: "Il Governo doveva vigilare e non lo ha fatto"

Presidio sotto la Prefettura

C'è stato un momento, nella loro travagliata storia, in cui avrebbero potuto decidere di accettare una via di fuga e smettere di lottare. Avrebbero potuto accettare un incentivo all'esodo e non scommettere sulla reindustrializzazione di un'azienda che non aveva più futuro. Tra loro e il bonus però si misero le Istituzioni che decisero di scommettere su un progetto che oggi, alla luce dell'indagine della Guardia di Finanza torinese, sembra essere stata solo una grande illusione. 

Questa mattina, martedì 23 giugno, i lavoratori dell'ex Embraco di Riva presso Chieri sono scesi per l'ennesima volta in piazza e si sono radunati sotto la sede della Prefettura di Torino. Tanta rabbia, ancora più disillusione e delusione. In totale sono 407 le famiglie che rischiano di finire in mezzo a una strada. 

"Sono anni che combattiamo la nostra battaglia e di Governi ne abbiamo visti tanti. Sotto elezioni sono venuti tutti sotto i nostri cancelli a prendersi i voti e a farsi vedere dalle televisioni, ma quando è stato il momento di vigilare e controllare sono spariti tutti, dal primo all'ultimo", raccontano i lavoratori. Sì, perché il problema sta tutto qui: nel momento in cui la Whirpool ha deciso di chiudere Embraco è stato proposto un piano di reindustrializzazione avallato da Carlo Calenda, all'epoca ministro per lo Sviluppo Economico. Il piano fu definito solido. 

"Ci dissero che era un piano con delle base solide e con un buon avvenire. Noi su queste basi decidemmo di rimanere con l'azienda. Solo qualche mese dopo scoprimmo che i controlli su quel piano di reindustrializzazione non furono fatti perché si trattava di un accordo di cessione tra privati. Le rassicurazioni che ci diedero che basi avevano? Noi abbiamo perso la fiducia nelle Istituzioni perché noi non accettammo l'incentivo all'esodo sulla base di quel che ci disse lo Stato Italiano", racconta un altro lavoratore. 

Una situazione imbarazzante per chi durante quelle trattative c'era e si è fidato politicamente di chi era al Governo. Uno di questi e Alessandro Sicchiero, il sindaco di Chieri, che oggi senza fare troppi giri di parole dice di sentirsi screditato anche come sindaco: "I lavoratori mi dicono che me lo avevano detto. Io cosa posso rispondere loro? Che hanno ragione e io ero tra quelli che dicevano all'epoca di lasciare lavorare le Istituzioni. Mi sento screditato anche nel mio ruolo di sindaco e di uomo delle Istituzioni". 

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