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Rabbia, depressione e paura per il futuro: a Torino la disperata protesta dei lavoratori ex Embraco | Interviste

Nuova manifestazione dopo il 'fallimento' del progetto Italcomp

Quando arriviamo davanti alla Prefettura di Torino il signor Franco ci viene incontro. Ci conosce e lo conosciamo. Lui da tre anni è sempre in prima fila dietro lo striscione dei lavoratori ex Embraco. "Oggi fate parlare noi operai?", ci chiede e lo fa perché la disperazione e la depressione che serpeggia tra gli oltre 400 lavoratori dell'azienda di Riva di Chieri è ormai tanta. 

Sì, perché anche l'ultima scialuppa di salvataggio sembra ormai fare acqua da tutte le parti. Quella scialuppa era il progetto dell'Italcomp, un grosso polo italiano per la produzione di compressori per elettrodomestici. Progetto che si è arenato presso l'Unione Europea che non ha dato il via libera per la concessione degli aiuti statali italiani. 

"È da 33 anni che lavoro lì e adesso siamo alla fine. Non crediamo più a nessuno e siamo dentro la povertà. Noi all'Italcomp ci abbiamo creduto, ma è stato un buco nell'acqua. Dopo l'annuncio della sottosegretaria non è successo più nulla. È stato solo silenzio. Noi siamo arrivati alla fine. Siamo 400 famiglie a 600 euro al mese di cassa, stiamo andando a prendere i pacchi alla caritas", racconta Franco. 

Tra chi manifesta c'è anche chi dentro lo stabilimento di Riva di Chieri ha costruito la sua famiglia, come Gianni e Tiziana. "Ci siamo conosciuti là e da tanti anni lavoriamo insieme in quella fabbrica. Abbiamo due figlie di 11 anni e 16 e adesso siamo senza lavoro", raccontano un uomo e una donna che si sono conosciuti all'ex Embraco 24 anni fa e che da 20 sono sposati. "La situazione è tragica. Le speranze cominciano a mancare. Noi prendiamo la cassa, ma non è mai puntuale. Andiamo avanti con un mese e mezzo di ritardo. Non ci pagano nemmeno puntuali la cassa". 

C'è anche chi ancora spera in una soluzione positiva della crisi aziendale come Maria Elena: "Sono ancora ottimista, ma la gente è depressa. Abbiamo una depressione tremenda perché non vediamo un futuro e un domani. La situazione è pesante. A 720 euro al mese è dura. C'è chi ha da pagare l'affitto o il mutuo e chi invece è tornato a vivere a casa dei genitori perché altrimenti non si arriva a fine mese". 

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