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Ex Embraco, il nuovo piano guarda all'Europa: il coronavirus ha svelato le fragilità della globalizzazione

Un nuovo polo europeo leader nel settore degli elettrodomestici

Se il piano di rilancio dell'ex Embraco andrà in porto con successo, si potrà dire che in qualche modo un ruolo determinante lo avrà avuto anche il coronavirus. Sì, perché la pandemia globale ha messo in luce l'estrema fragilità di un sistema produttivo che pone le sue radici in Cina e Giappone e che non ha alcun appoggio in Europa. 

A sottolinearlo è stato Maurizio Castro, commissario straordinario del caso ex Embraco, che questa mattina, insieme al sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico Alessandra Todde, ha presentato il piano di rilancio per lo stabilimento. Piano che dovrebbe garantire occupazione per gli oltre 400 lavoratori dell'ex Embraco. 

Il piano prevede il rilancio della ex Embraco di Riva presso Chieri e della Acc di Mel nel Bellunese. È prevista la creazione di un polo nazionale per la produzione di compressori per frigoriferi, partecipata al 70 per cento dallo Stato e al 30% da soggetti privati, con un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro (40 a Belluno e 10 a Torino). Entro il 2023 è prevista la produzione di sei milioni di pezzi l'anno. 

"La vera notizia è che nasce - contro il duopolio cinese e giapponese che monopolizzano oltre il 60% del mercato - un campione europeo del compressore per servire al meglio le grandi aziende che operano nel settore del freddo", spiega Maurizio Castro, commissario straordinario del caso ex Embraco, "Uno dei 'meriti' della pandemia è di aver bruscamente ricondotto i grandi operatori di mercato alla considerazione del rischio che si corre ad avere tutta la fornitura allocata fuori dall'Europa. È così che si sono orientatti strategicamente a ricostitutire piattaforme europee. Fenomeni per i quali una competenza distintiva come quella italiana è tornata a essere preziosa". 

Castro poi spiega che "il piano è di costituire un campione europeo del compressore che produca almeno sei milioni di pezzi all'anno e tutti i motori di questi verranno prodotti presso lo stabilimento di Riva presso Chieri. Inoltre verranno, sempre in quello stabilimento, prodotti motori per altre applicazioni che si aggiungeranno ai sei milioni di pezzi previsti per l'assemblaggio finale che sarà realizzato a Mel".

Tutto bene dunque, ma la strada da percorrere è ancora lunga: "Bisogna festeggiare dopo. Adesso c'è un piano serio sul tavolo ed è stato individuato un interlocutore credibile", Alessandra Todde, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, "I presupposti per fare bene ci sono. Adesso bisogna lavorare. Noi risolveremo dei nodi che sono quelli legati al fallimento della Ventures e all'amministrazione straordinaria. Entro i prossimi mesi ci dovrà essere chiarezza su quella che è la compagine tecnica che dobbiamo costruire. Immaginiamo una compagine a maggioranza privata, con il MISE che ne entrerà all'interno e con un gruppo di investitori privati che possano garantire la resilienza della filiera. Noi stiamo cercando interlocutori industriali. Ci sarà anche spazio per Regione Piemonte e Veneto". 

La reazione dei sindacati

“Per la ex Embraco questa è l'ultima chiamata, non si può più sbagliare. Dall'incontro di oggi abbiamo registrato un'inversione di tendenza rispetto alla pericolosa china che la vicenda ex Embraco aveva preso negli ultimi mesi", dichiarano Luigi Paone, segretario Uilm di Torino, e Vito Benevento della segreteria provinciale Uilm, "L'emergenza Covid evidenzia la necessità di riallocare in Europa prodotti delocalizzati in altri paesi e questo rappresenta un'opportunità per tornare a progettare e produrre elettrodomestici in Italia. Adesso occorre lavorare al progetto per concretizzarlo al più presto”.

“La presentazione delle linee guida per la creazione del polo italiano del compressore, introdotta dal sottosegretario Todde e illustrata dal commissario di Acc Castro, è un fatto importante. La determinazione delle lotte dei lavoratori ha aperto un'opportunità per il futuro. Adesso servono davvero fatti concreti poichè non si possono illudere nuovamente i lavoratori e tutti dovranno essere coinvolti dal piano con un'integrazione alla cassa mentre parte il progetto”, dichiarano Edi Lazzi, segretario Fiom di Torino, e Ugo Bolognesi, responsabile ex Embraco per la Fiom provinciale. 

La Fim proclama prudenza, “Il progetto è ambizioso e se si realizzerà andrà a contrastare l'egemonia del mercato dei compressori detenuta dai colossi asiatici, con un terzo polo di costruttori di compressori tutto italiano. Non ci facciamo prendere da facili entusiasmi considerato l’esperienza negativa con Ventures, che aveva un piano simile a livello di ambizioni. C’è la necessità che questa volta il piano appena presentato si realizzi in concreto e soprattutto che coinvolga tutti i 400 lavoratori”, dichiarano Davide Provenzano, segretario Fim di Torino, e Arcangelo Montemarano, responsabile ex Embraco per la Fim torinese. 

“Oggi riteniamo che sia un giorno importante perché finalmente si è parlato di qualcosa di concreto. Ci auguriamo di non doverci ricredere come accaduto per il piano precedente, perché questo sarebbe l’ennesimo fallimento per il Governo e per noi parti sociali. In questo momento la priorità è quella di stabilizzare il salario di questi lavoratori e definire tutto quello che resta nella disposizioni dellla curatela oltre al capannone, anche in merito al Fondo Escrow”, dichiara Ciro Marino, segretario provinciale Uglm.

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