Per diciotto mesi hanno lavorato senza alcuna garanzia come avvocati praticanti con l'obiettivo di sostenere l'esame di Stato che li avrebbe abilitati alla professione e che si sarebbe dovuto svolgere oggi. Esame di Stato che però è stato rinviato con un banalissimo post su facebook da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. 

Oggi, martedì 15 dicembre, gli aspiranti avvocati torinesi si sono presentati davanti all'ingresso del Tribunale di Torino per protestare. "Il rinvio dell’abilitazione forense, il posticipo senza alcuna certezza dell’esame di Stato 2020, è l’ultima dimostrazione delle grandi difficoltà che i giovani delle professioni forensi sono costretti ad affrontare", spiegano in una nota del Coordinamento praticanti e tirocinanti forensi.

Chiedono al Governo e al ministero della Giustizia maggiori certezze e lo svolgimento dell'esame tramite la modalità dell'orale abilitante. "Ci dovranno essere delle modalità alternative per sostenere l'esame, ma questo non è oggetto di discussione al momento. Chiediamo una prova orale che abiliti alla professione forense", spiega Virginia Cuffaro avvocata praticante, "Per noi non poter sostenere l'esame è un enorme problema perché facciamo 18 mesi di pratica senza tutele, garanzie, diritti e il nostro stipendio è rimesso alla buona volontà dell'avvocato che ti forma. Dopo questi 18 mesi complicati che non permettono di essere indipendenti, ci vengono a dire che non possiamo fare l'esame perché non si sono organizzati per tempo? Questo è inaccettabile". 

Gli avvocati praticanti infatti non hanno un contratto e non sono tenuti a percepire uno stipendio da parte dello studio che li forma. La professione dell'avvocato infatti viene svolta soprattutto nella condizione di libero professionista, ma fino a che un praticante non è abilitato non può neppure svolgere la professione e dunque cominciare a guadagnare.