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Martedì, 19 Marzo 2024

Un ago per diagnosticare e curare il cancro: a Torino si progetto il futuro della medicina mondiale

La tecnologia è progettata nel cuore di Aurora, uno dei quartieri più discussi della città

Un ago per diagnosticare e curare il cancro, è questo il futuro della teranostica mondiale e il cervello di questa rivoluzione nel mondo della sanità è a Torino. Chi ha studiato la tecnologia che verrà installata dentro la punta di quell'ago si trova in Aurora - uno dei quartieri più discussi della città - all'interno dei laboratori di Teoresi, azienda leader nel settore delle nanotecnologie. 

L'ospedale del fututo in un ago è il motto del progetto Nanocan - così si chiama questa sperimentazione - e sintetizza il concetto che è alla base del tutto: "Il progetto prevede l'utilizzo di fibre ottiche all'interno di un ago medicale per lo sviluppo di piattaforme integrate di teranostica per portarci a un prototipo di dispositivo medicale che sia in grado di integrare terapia e diagnosi, che informi il paziente sulla migliore terapia su quel tumore e che dia una risposta a quelle che sono le principali problematiche legate alle terapie antitumorali di oggi", spiega Beatrice Borgia, Chief Corporate Development Officer di Teoresi. 

L'ago al suo interno è composto da fibre ottiche funzionalizzate che attraverso biopsia solida e liquida permettano di fare una diagnosi, inoltre è in grado di informare esattamente sul tipo di patologia e di portare il farmaco dove serve, nella quantità necessaria e nella maniera meno invasiva. "Questo permette di ridurre alcuni problemi legate alle terapie attualmente in commercio che vengono rilasciate in maniera sistemica e non in maniera precisa", continua Borgia. 

Attualmente il progetto è stato testato su casi studio di tumori al seno e al fegato. "L'ago integra tanti macchinari diversi. Oggi diagnosi e terapia vengono fatti in momenti diversi e con macchinari diversi, questo è una sorta di laboratorio integrato all'interno di una punta di un ago", aggiunge Beatrice Borgia, "andrà potenzialmente a rimpiazzare alcuni macchinari, ridurre i tempi tra diagnosi e terapia, ma anche a portare un vantaggio per il sistema sanitario nazionale e internazionale". 

Il nodo però rimane uno ed è quello economico, una tecnologia di questo tipo è sostenibile per il sistema sanitario nazionale? "Il nostro ruolo è quello di generare delle tecnologie che siano sstenibili perché non possiamo prescindere dal contesto, anche quello della sanità pubblica che sappiamo essere sempre più complesso", conclude Borgia, "le nuove innovazioni dovranno tenere conto non solo dell0impatto sul paziente, ma anche di quello sul sistema sanitario". 

A guidare il progetto Nanocan, acronimo di Nanophotonics for the Fight Against Cancer, è CeRICT (Centro Regionale Information Communication Technology), organismo di ricerca costituito dal consorzio tra differenti unità operative, il cui scopo è progettare e realizzare servizi e prodotti con caratteristiche innovative, in un’ottica di integrazione con le attività di Università, Centri di Ricerca Pubblici, Imprese e Centri di Ricerca Industriali.

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