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Arriva la corsia ciclabile ed è subito polemica: di cosa si tratta e come funziona

Chi la reputa pericolosa e chi invece necessaria

A Torino arriva la corsia ciclabile ed è subito polemica. Si trova in corso Vittorio Emanuele II nel tratto tra corso Re Umberto e via Sacchi ed è nel controviale a ridosso della stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova su tutti e due i lati. Non tutti però l'hanno apprezzata. 

Su facebook nel fine settimana sono piovute le critiche. In tanti hanno asserito che la soluzione fosse pericolosa per i ciclisti perché non si tratta di un tratto di strada ad esclusivo utilizzo delle due ruote, ma condivido con gli altri mezzi. Compresi i numerosi bus di linea che passano su quel tratto di strada. 

Di parere diverso è il Bike Pride Torino che difende la soluzione: "Questa non è una pista ciclabile, ma una corsia ciclabile ed è stata introdotta con il decreto rilancio", spiega Elisa Gallo, "È una segnaletica orizzontale che da maggiore visibilità a chi si sposta in bicicletta, si tratta di uno spazio condiviso. Inoltre qui vi è pure la casa avanzata che è riservata ai ciclisti e permette loro di posizionarvisi sopra quando il semaforo è rosso". La casa avanzata è infatti lo spazio di asfalto verniciato di rosso riservato alle biciclette e sul quale non si possono fermare le automobili quando il semaforo è rosso. 

"La corsia ciclabile non è stata compresa perché è nuova. È una soluzione che fa discutere perché siamo abituati ad avere strade con solo auto e spazi con solo biciclette", continua Elisa Gallo che poi sottolinea come quel tratto di strada abbia il limite di velocità dei 20 chilometri orari. 

Torino a che punto è dal punto di vista della vivibilità per i ciclisti? "C'è ancora tanto da fare. Manca ancora una visione generale, il collegare tutte le infrastrutture e le ciclabili, manca la segnaletica per le ciclabili, manca la manutenzione", continua Elisa Gallo che poi conclude, "Questa è una soluzione nata per non togliere parcheggi perché se volessimo solo piste ciclabili, avremmo bisogno di più spazio. Se non vogliamo togliere parcheggi e spazi alle auto dobbiamo pensare spazi condivisi. Questa era una soluzione, ma ci aspettiamo che qualcosa venga fatto in modo più strutturale e più a lungo termine".  

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