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Doppio cognome ai figli, il Comune difende i diritti delle coppie gay in tribunale: "Parlamento pigro"

Non riconosciuto il doppio cognome a una coppia omogenitoriale

Era il 2018 quando la Città di Torino - primo Comune in Italia - registrava all'anagrafe il figlio di una coppia omogenitoriale. Si trattava del figlio di Chiara Foglietta, all'epoca consigliera comunale del PD e oggi assessora del Comune di Torino. Da quel giorno sono stati registrati ben 79 figli di coppie omosessuali; atti amministrativi che sono stati siglati in assenza di una legge nazionale. 

In questo contesto normativo si è mossa fino a oggi la Città, ma qualcosa potrebbe cambiare e la decisione passerà da un'aula di tribunale. Il 18 febbraio infatti in Corte d'Appello a Torino una coppia di donne dovrà difendere davanti a un giudice il proprio diritto di dare il doppio cognome a un figlio riconosciuto dallo Stato. Non saranno sole però, perché vicino a loro ci sarà la Città di Torino. 

Il sindaco Lo Russo ha annunciato questa mattina, martedì 8 febbraio, che l'amministrazione comunale ha deciso di costituirsi in giudizio contro la decisione del Tribunale di Torino di non riconoscere il doppio cognome al figlio della coppia. Un pronunciamento che sottointende un'altra cosa: i riconoscimenti che verranno siglati dal Comune da oggi in avanti potrebbero non essere riconosciuti dalla legge. 

"Il 18 febbraio ci sarà un'udienza in Corte d'Appello e con una delibera di Giunta di oggi la Città di Torino si è costituita in giudizio per difendere la legittimità amministrativa del proprio operato", ha spiegato Stefano Lo Russo, "Viene contestata la legittimità amministrativa dell'atto di iscrizione, noi invece crediamo che sia non solo un atto giusto politicamente ed eticamente, ma anche dal punto di vista amministrativo".

Un pronunciamento del tribunale che però è figlio di un vuoto legislativo ed è per questo che il Comune ha deciso di fare un passo in avanti. Torino anche in questo caso sarà la prima città d'Italia ha contestare in sede di giudizio una decisione di questo tipo. "Pensiamo che Torino abbia dimostrato di essere sempre all'avanguardia dal punto di vista del riconoscimento civile, purtroppo il quadro normativo è in ritardo rispetto a quella che è la società", continua Lo Russo, "La priorità è la difesa dei diritti delle persone coinvolte, ma la nostra azione ha anche una importante valenza politica perché è dai Comuni che parte la maggiore spinta per cambiare questo Paese che su questo fronte è troppo indietro".

Senza una legge ogni Comune si muove secondo il proprio orientamento politico, condizione che crea secondo Lo Russo una grande discriminazione: "In Italia in questo momento c'è una grande discriminazione perché, non avendo una legge, il fatto di scaricare sui sindaci e i tribunali queste questioni produce differenze inaccettabili dei diritti dei nostri cittadini. Non è tollerabile che a seconda di dove si è residenti si abbia, oppure no, un diritto di questo tipo. Credo che sia doveroso sollecitare il Parlamento in modo tale che dal Trentino alla Sicilia vi sia la possibilità di riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali".

Da qui l'appello al Parlamento: "Deve dare un quadro legislativo di certezza che garantisca i diritti per tutte e tutti i bambini di questo Paese. È intollerabile che nel 2022 non vi sia ancora una legge che chiarisca con grande chiarezza la possibilità della registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali in maniera del tutto legittima". 

Le reazioni

"Bene la città, ma non si fermino i riconoscimenti delle figlie e figli", è la reazione del coordinatore del Torino Pride, Marco Giusta, "Il passo della Città è importante per sollevare nuovamente con forza il tema a livello politico sulla necessità del riconoscimento alla nascita delle figlie e figli delle famiglie omogenitoriali. Ci preme sottolineare che è altresì importante che il riconoscimento delle figlie e dei figli delle famiglie LGBT non si interrompa ma prosegua, anche nelle more della sentenza". 

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