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Dopo oltre tre mesi riapre il Comune, Chiara Appendino: "Torino è pronta a ripartire"

Don Ciotti: "Non torniamo a una società malata"

Dopo poco più di tre mesi la Sala Rossa del Comune di Torino è tornata a ospitare un evento in presenza. Un segnale, simbolico, per tutta la cittadinanza, ha sottolineato la sindaca Appendino. L'occasione è stata la cerimonia di nomina degli ambasciatori delle eccellenze di Torino. 

"Questo è il primo giorno che ci ritroviamo in Sala Rossa dopo le restrizioni dovute alla sciagurata emergenza Covid", ha detto la sindaca Chiara Appendino durante il suo intervento, "Ognuno di noi sa bene come questo evento abbia messo in ginocchio la nostra città e il nostro Paese. Torino non ha fatto eccezione, è stato difficilissimo e continuerà a non essere semplice".

"Essere qui oggi in questa sala è un segnale forte che diamo alla città, consegnando un messaggio: Torino è pronta a ripartire", ha ribadito Appendino che poi ha concluso sottolineando come la città ogni volta che si è trovata in difficoltà è sempre riuscita a rialzarsi. Un messaggio di speranza che viene affidato alla popolazione e ai sette ambasciatori che questa mattina, mercoledì 24 giugno, sono stati nominati: Patrizia Sandretto, Lorenzo Sonego, Paolo Pininfarina, Don Ciotti, Ernesto Olivero, Maria Lodovica Gullino e Sergio Momo. Nomi importanti che hanno contribuito alla crescita della città. 

"Il ritorno alla normalità non ci faccia dimenticare che prima del Covid c'era una società già malata", racconta Don Luigi Ciotti del Gruppo Abele-Libera che poi snocciola i numeri sul fenomeno povertà che affliggono il Paese, "Noi avevamo 5.000.000 di persone in povertà assoluta prima, 9.000.000 di povertà relativa prima, 1.200.000 bambini in povertà assoluta prima. Per non parlare della dispersione scolastica". 

"Dobbiamo lottare perché ci sia un cambiamento. Ognuno deve assumersi la propria parte di responsabilità. Uniamo le nostre forze perché questa pioggia di denaro che adesso arriva poi finisce. Se non c'è un progetto politico e culturale che guarda avanti saranno solo risposte alle emergenze, ma senza continuità", ha concluso Don Ciotti.  

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