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Ricordi, rimpianti ed emozioni: Chiara Appendino ripercorre i suoi anni alla guida di Torino

Cosa rimane della Giovanna D'Arco della Sala Rossa

Volge al termine dopo cinque anni l'era Appendino a Torino ed è il momento di fare bilanci. Numeri, certo, ma anche ricordi, rimpianti ed emozioni. È così che a poco più di due settimane dal voto per le elezioni comunali la sindaca uscente della Città ha tracciato il bilancio del suo mandato amministrativo. 

Che bilancio è il suo? "È il bilancio dell'amministrazione Appendino che ha posto al centro temi come i diritti di cui siamo orgogliosi, ma che non ha dimenticato la sicurezza perché non avevamo paura di affrontare temi come i campi rom (ne abbiamo liberati tre), o il MOI che abbiamo liberato o l'installazione delle telecamere. Quando fai politica a livello cittadino devi risolvere i problemi delle persone, devi essere capace di ascoltarli senza essere ideologici nelle soluzioni. Se mi chiedete in che area politica mi colloco, io sono progressista e la mia casa è il Conte 2".

Cosa è rimasto della Giovanna D'Arco che in Sala Rossa contrastava Piero Fassino? "Sicuramente la tenacia e la determinazione. Sono stati cinque anni bellissimi, ma anche con momenti difficili e di grandissime emozioni. Sono cambiata, ho cinque anni in più, ho cinque anni di Governo alle spalle, ma sono orgogliosa del percorso che ho fatto e sono felicissima di essere stata sindaca. Tornasse indietro lo rifarei". 

Il ricordo più bello? "Dal punto di vista personale ed emotivo il riconoscimento dei bimbi e delle bimbe delle coppie omogenitoriali e continua a esserlo oggi ogni volta che metto quella firma perché ti rendi conto che con una firma cambi la vita di una persona". La Città di Torino ha riconosciuto dall'aprile 2018 ben 73 figli di coppie omogenitoriali. 

Ha paura che su questo tema Torino possa fare passi indietro? "Valentina Sganga, che io mi auguro possa diventare sindaca, ha garantito che procederà. Mi sembra che in modo simile abbiano dichiarato centrodestra e centrosinistra, ma non devono essere garantiti solo a Torino questi diritti. C'è bisogno di una legge nazionale, non può essere a discrezione di un sindaco. Io l'ho fatto, altri sindaci lo stanno facendo, ma serve una legge nazionale". 

Il suo mandato lo giudica completo o no? "Se fate una passeggiata in zona Germagnano e chiedete alle persone che prima respiravano i fuochi e oggi aria pulita credo che abbiamo dato delle risposte. Non abbiamo risolto tutti i problemi di Torino. Un sindaco lavora cinque anni per restituire una comunità migliore di quella che ha ereditato. Credo di averlo fatto". 

Il suo futuro politico? "Adesso parlo di un'amministrazione che dobbiamo chiudere e lavorerò fino all'ultimo giorno. Poi continuerò a fare politica, ma dedicando anche alla mia famiglia. Non c'è bisogno di un ruolo per fare politica. Farò sentire la mia voce, farò parte della comunità del Movimento 5 Stelle, ma non necessariamente avendo un ruolo". 

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