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Torino, complice il lockdown nel 2020 aumenta la violenza sulle donne: 9 femminicidi in 10 mesi

La Questura: "C'è uno strumento in più, l'ammonimento del Questore"

Ci sono i numeri, ma soprattutto ci sono le storie. Testimonianze di un fenomeno che è ancora tragicamente presente nella nostra società. La condizione drammatica che sono costrette a subire le donne a Torino e Provincia è racchiusa nel rapporto della Questura di Torino e divulgato in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. 

Nel 2020 (periodo tra gennaio e settembre) a Torino si sono consumati 15 omicidi, di questi 14 in ambito familiare o affettivo. In nove casi su quattordici la vittima era una donna e in sette casi su quattordici questa è stata uccisa dal partner o dall'ex. Nel 2019, nello stesso periodo di tempo, i dati parlavano di un'altra realtà: due erano le donne che erano state uccise e in un solo caso a uccidere era stato il partner o l'ex. 

Non solo omicidi però, perché la violenza si può perpetrare anche attraverso violenze sessuali (113 nel periodo tra gennaio e settembre 2020); atti persecutori (417 nel periodo tra gennaio e settembre 2020); maltrattamenti contro familiari o conviventi (582 nel periodo tra gennaio e settembre 2020). Sì, perché la vittima non per forza deve essere la compagna, ma può essere anche la mamma, la sorella o la cognata. 

Violenza fisica e sessuale, ma non solo perché i maltrattamenti possono assumere varie forme come la violenza economica o quella psicologica. Storie che la Polizia di Stato affronta ogni giorno e che tenta di affrontare anche attraverso l'adozione di nuovi strumenti. Uno di questi è l'ammonimento del Questore. 

"A Torino anche quest'anno abbiamo fatto tantissimi interventi sia di tipo preventivo, sia di tipo repressivo nei confronti degli autori di violenza di genere e domestica in particolare. Il lockdown di questa primavera ha comportato un aumento delle richieste di aiuto e degli interventi delle nostre volanti. Il Questore ha così potuto adottare 120 provvedimenti di ammonimento nei confronti di reati di percosse o lesioni lievi. Questi sono infatti i reati spia che ci permettono di adottare misure di prevenzione che stronchino sul nascere determinati comportamenti", spiega Barbara De Toma, dirigente della Divisione Anticrimine. 

Come funziona lo strumento dell'ammonimento? Chiunque, un amico, un parente, un passante o un vicino di casa, può segnalare alla Polizia un caso di violenza domestica o tentata violenza domestica. Questi avrà la garanzia di rimanere nell'anonimato e la Polizia di Stato dopo una piccola indagine potrà adottare il provvedimento di ammonimento. "È un provvedimento che permette all'autore di violenza di ragionare su se stesso anche grazie a una collaborazione che le forze dell'ordine hanno con centri torinesi che si occupano di processi di gestione dell'emozione da parte dei maltrattanti. Al momento della notifica dell'ammonimento la Polizia notifica anche l'appuntamento che è stato riservato a lui con uno di questi centri. La vittima invece verrà messa in contatto con i centri antiviolenza per ricevere un supporto psicologico, legale o lavorativo", continua Barbara De Toma, dirigente della Divisione Anticrimine. 

"Le vittime di violenza non continuino a sopportare perché ci sono gli strumenti. Anche grazie alla campagna di comunicazione 'Questo non è amore' del Dipartimento di Pubblica Sicurezza si possono conoscere le forme di tutela che ci sono. Bisogna rendersi forti e reagire", conclude Barbara De Toma, dirigente della Divisione Anticrimine. 

#Lamiadoppiafaccia

Si chiama “La mia doppia faccia” la campagna fotografica  ideata e organizzata dal Consiglio regionale in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne,  a  cui hanno aderito diversi artisti uomini piemontesi , a testimonianza del fatto che per aiutare le donne vittime di violenza, bisogna prima occuparsi degli uomini violenti: riconoscendoli e fermandoli.

Il messaggio istituzionale di quest’anno è infatti un avvertimento degli uomini stessi a tutte le donne, a guardare con attenzione chi si frequenta, chi si ha accanto, un invito ad osservare i piccoli gesti, il linguaggio, le intenzioni. Un appello a cogliere segnali inequivocabili  di violenze che possono mettere a rischio la salute, i sentimenti, e in qualche caso anche la vita.

Un doppio scatto fotografico per rappresentare i cambi di personalità e le numerose sfaccettature di abusi psicologici, fisici, economici e sessuali. Tra i testimonial noti che hanno prestato il loro volto alla campagna si sensibilizzazione, l’attore Fabio Troiano, il comico e conduttore televisivo Beppe Braida, l’attore e illusionista  Marco Berry, i comici Marco e Mauro e i musicisti della band piemontese Bandacadabra.

La campagna della Città di Torino

Per celebrare il 25 novembre, in considerazione della nuova emergenza sanitaria, il Servizio Pari Opportunità della Città, in collaborazione con le associazioni e gli enti aderenti al Coordinamento Contro la Violenza alle Donne (CCVD), ha organizzato specifiche iniziative di informazione e sensibilizzazione per prevenire e contrastare la violenza contro le donne quali: una campagna di comunicazione consistente in 1.200 Manifesti formato 100x140 che andranno in affissione sui circuiti comunali; 30.000 biglietti (formato cartolina) che verranno distribuiti nelle Farmacie Comunali, entrambi riporteranno il numero verde nazionale contro la violenza sulle donne 1522 e l’elenco dei Centri Antiviolenza presenti in Città.

Tra gli obiettivi del piano antiviolenza della città di Torino vi è quello di riuscire a immaginare nuovi messaggi e stimolare la capacità di riflessione e approfondimento sul tema della violenza da parte di tutta la cittadinanza. Per questo, come Città di CCVD si è deciso di sostenere e esporre sotto i portici, nuovo spazio di progettazione della comunicazione artistica come già sperimentato con il progetto Spazio Portici,  la campagna di Amnesty International “#Iolochiedo: il sesso senza consenso è stupro” con la realizzazione di 18 banner sottoportico che riportano i messaggi e i dati della campagna di comunicazione di Amnesty International. Il tratto porticato individuato  è compreso tra le via Po e via Eusebio Bava in piazza Vittorio Veneto. I banner saranno esposti fino al 10 gennaio 2021. La realizzazione è stata affidata e realizzata dalla Fondazione Contrada Torino.

“Quest’anno abbiamo intensificato la campagna di comunicazione relativa al 1522, utilizzando la cartellonistica diffusa su tutta la città e le cartoline nelle farmacie, in modo da poter intercettare le situazioni e fornire l’informazione in modo più capillare possibile. Ringrazio gli uffici per il grande lavoro fatto e Farmacie Comunali per la disponibilità – ha sottolineato l’assessore ai Diritti Marco Giusta -. E’ importante soprattutto in questo periodo ricordare alle donne che i servizi di assistenza e di contrasto alla violenza non sono fermi ma a loro disposizione, attraverso qualunque canale vogliano o possano utilizzare. Inoltre, sono particolarmente orgoglioso del percorso fatto dalla città fin dall’approvazione della delibera Torino libera dalla violenza di genere, sia in termini di formazione interna, che in capacità di innovazione grazie alla coprogettazione tra uffici e il coordinamento contro la violenza. Anche in tema di contronarrazione, l’ideazione e il supporto a campagne come E’ tutta un’altra storia, sul tema dell’esplicitazione della violenza, le campagne di Rec&Change, sull’identità, le discriminazioni e il riconoscimento della violenza, fino ad arrivare a questa di Amnesty sul tema del sesso senza consenso, la città ha voluto costruire una forte presa di posizione e parole senza compromessi. La violenza maschile e di genere non è un fatto sporadico, un raptus, una follia, ma l’espressione di un sistema di potere che è strutturale alla nostra società, e che va affrontata non come un’emergenza, ma come una priorità politica e amministrativa.” 

L'appello ai media

Nella giornata di oggi le redazioni delle testate giornalistiche torinesi sono state oggetto di una campagna di sensibilizzazione perpetrata via mail volta all'utilizzo di un linguaggio corretto nella narrazione giornalistica della violenza di genere. 

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