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Venerdì, 19 Aprile 2024

Da Torino decapitati i vertici di un clan di mafia nigeriano: 16 arresti in Italia e fuori

Documentati regole di condotta, codici, violenti riti di affiliazione e brutali punizioni per i trasgressori

Maxi-operazione della polizia di Torino a fine marzo 2023 contro la mafia nigeriana e in particolare contro il clan degli Eiye: 16 persone sono state arrestate sul territorio nazionale, 11 delle quali sul territorio nazionale nelle province di Torino, Cuneo, Varese, Bergamo e Livorno. Per l'esecuzione degli arresti sono stati utilizzati un centinaio di agenti. Secondo l'ipotesi d'accusa a essere arrestati sono stati i vertici dell'organizzazione, che sarebbero stati in diretto contatto con i boss in madrepatria. Sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, rapina, estorsione, lesioni e reati in materia di stupefacenti.

Le attività investigative sono state avviate nel marzo del 2019 e si sono sviluppate attraverso intercettazioni, osservazioni e pedinamenti sul territorio. È stata ricostruita un'organizzazione di tipo piramidale, con al vertice una figura denominata world ibaka, detentore del potere esecutivo, e suddivisa in sezioni provinciali o locali chiamate zone, a loro volta guidate da una figura denominata zona head. Il simbolo del clan Eiye è un uccello, talvolta raffigurato mentre stringe tra gli artigli un teschio umano, mentre il colore abitualmente indossato è il blu.

Sono stati documentati anche un insieme di regole di condotta, violenti riti di affiliazione, l’uso di un linguaggio esclusivo tra i membri, finalizzato a rendere meno comprensibile il contenuto dei dialoghi e a rafforzare il senso di appartenenza, la divisione in ruoli e cariche corrispondenti a precise funzioni, l’intimidazione e il ricorso alla violenza fisica (spesso in veri e propri tentati omicidi) in caso di trasgressione delle norme comportamentali dell'organizzazione. Altro elemento chiave individuato è la capacità dell’organizzazione di autofinanziarsi, mediante il contributo degli affiliati, strumentale anche al mantenimento economico dei detenuti, come tipico pure delle consorterie mafiose italiane.

Sulla piazza torinese, gli elementi indiziari raccolti indicano che il gruppo avrebbe controllato e gestito il commercio di droga su strada nelle zone di corso Vigevano e piazza Baldissera, e più genericamente la zona della stazione ferroviaria Dora.
 

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