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Il ristoratore meticoloso fa di tutto per mettere in sicurezza il locale, ma viene anche criticato: "Sei esagerato"

"Non tutti applicano le misure di sicurezza. Questo dispiace perché noi per adeguarci abbiamo affrontato un esborso economico e sacrificio. Ci sentiamo danneggiati"

Andrea Carratello è un ristoratore di Torino che ha deciso di applicare alla lettera le misure imposte e suggerite dal Governo per la riapertura dei locali. Così, DPCM alla mano, ha studiato ogni singolo dettaglio e ha preparato il ristorante nel quale lavora, Il Cavaliere di via Angelo Mosso, per la Fase 2, ma non tutti hanno apprezzato la sua meticolosità e sulla sua pagina facebook sono piovuti anche alcuni insulti. 

"Su facebook ci hanno etichettato come persone esagerate", racconta Carratello che poi continua, "Noi ci siamo basati sui protocolli che sono stati messi in atto in Regione e Comune. Non credo che siamo stati esagerati. Garantiamo la sicurezza del cliente, nostra e dei nostri collaboratori". E in effetti non hanno lasciato nulla al caso. 

Prima di entrare dentro il locale vengono raccolti i dati del cliente che è invitato a compilare un modulo e che poi riceve un'informativa sull'utilizzo dei dati personali, questo perché nel caso dovesse risultare un positivo dentro il locale si può risalire alle persone che quella sera sono state a contatto con lui. A ogni cliente prima di entrare viene rilevata la temperatura corporea e a chi dovesse superare i 37,5 gradi l'ingresso viene sbarrato. 

Dentro il locale è stato tracciato il percorso che il cliente deve seguire e i tavoli sono stati distanziati secondo le misure indicate. Inoltre vengono messi a disposizione dei clienti gel igienizzante e guanti monouso. Per non parlare delle posate e dei condimenti che vengono serviti confezionati. Non è tutto però, perché prima di ripartire con il servizio di ristorazione, titolari e dipendenti si sono sottoposti a test sierologico. 

Misure che non solo sono imposte o consigliate, ma che hanno anche un costo economico rilevante che viene affrontato dopo mesi di chiusura e a fronte di una riduzione dei coperti di oltre il 60% (il locale ha una sala che potrebbe ospitare 90 persone e adesso ne può ospitare una trentina). 

Su facebook Andrea a chi lo ha criticato ha risposto: "Non abbiamo nulla di cui sentirci in colpa e siamo orgogliosi del nostro lavoro in linea con le normative e le regole di buon senso; chi non dovesse apprezzare può scegliere un nostro piatto da asporto e consumarlo a casa propria o addirittura, nostro malgrado, scegliere uno dei numerosi locali cittadini in cui delle norme non si segue quasi nulla". Sì, perché l'amaro in bocca è dato, oltre che dalle critiche anche dal fatto di dover constatare che molti locali non rispettano le misure imposte dal Governo. 

"Dispiace che ci è stato riferito che non tutti applicano le misure di sicurezza. Questo dispiace perché noi per adeguarci abbiamo affrontato un esborso economico e sacrificio. Ci sentiamo danneggiati", dice Andrea. Stato d'animo comprensibile perché non rispettare le regole significa risparmiare sulla messa in sicurezza dei locali e aumentare il profitto non tenendo conto delle distanze di sicurezza, cosa che un ristoratore onesto non può fare. 

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