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La protesta dei migranti per chiedere una regolarizzazione vera: "Sanatoria e lungaggini ci penalizzano”

Per loro il permesso di soggiorno è un’arma di ricatto

"Da quando in Italia sono arrivati i razzisti come Salvini al potere per noi è cambiato tutto", a dirlo è uno dei migranti che questa mattina, lunedì 12 aprile, erano radunati per protestare davanti all'ufficio Immigrazione della Questura di Torino in corso Verona. 

Ogni mattina là davanti si radunano i cittadini extracomunitari che devono richiedere il permesso di soggiorno o il rinnovo dei documenti. Sono tante le persone che quotidianamente si rivolgono a quegli sportelli e ogni giorno si creano lunghe code. Non è un problema torinese però, è un problema generalizzato in tutta Italia tanto che la protesta di questa mattina è stata replicata in molte altre città del nostro Paese. 

I migranti questa mattina hanno protestato per chiedere "una risposta immediata alle domande di sanatoria" e una "regolarizzazione vera e allargata, contro il lavoro nero e lo sfruttamento". Le lungaggini nel rilascio dei documenti hanno ripercussioni concrete nella vita dei migranti che senza permesso di soggiorno non possono accedere ai servizi dell'ASL, questione delicata se considerato che siamo nell'anno della pandemia. 

"I lavoratori contestano i ritardi nella consegna dei permessi di soggiorno. Avviene da sempre nonostante in teoria dovrebbero rispettare la scadenza dei 30 giorni dalla richiesta", spiega Mahmoud Aboutabikh dei SI COBAS. Ci sono però anche questioni politiche legate al permesso di soggiorno. 

"Tanti lavoratori che sono qui in piazza vedono il permesso di soggiorno come un elemento di ricatto nei loro confronti perché li costringe a rincorrere un contratto di lavoro che spesso è sottopagato e fonte di sfruttamento", continua Mahmoud Aboutabikh che poi spiega come la sanatoria del giugno 2020 voluta dall'allora ministra Teresa Bellanova non sia totalmente soddisfacente: "La sanatoria si sta mostrando come una grande fregatura perché è servita solamente a prendere soldi dai lavoratori. I padroni infatti chiedono ai migranti di pagare i contributi e le spese per la regolarizzazione". 

Anche nel caso della sanatoria che riguarda lavoratori stranieri si deve fare i conti con le lunghaggini: "Pochissime persone inoltre sono state convocate per concludere la pratica e la Prefettura ci ha anche spiegato che dobbiamo aspettare molti mesi a causa degli organici ridotti" ha concluso Mahmoud Aboutabikh del SI COBAS. 

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