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Juventus Stadium: l'indagine sulla costruzione continua, ma si gioca

L'indagine è portata avanti da quattro pm, tra cui Giancarlo Caselli e Raffaele Guariniello. Nonostante ci sia l'ipotesi di reato di pericolo teorico di crollo colposo, l'impianto verrà utilizzato per le partite interne

E' la notizia del giorno in casa Juve. Il nuovo stadio, "la nuova casa", è in pericolo teorico di crollo colposo, come attesta l'inchiesta partita dai pm torinesi. L'ipotesi di reato parla di pericolo teorico di crollo colposo, ma la società bianconera, che nell'inchiesta è parte lesa, hanno spazzato subito il campo da ogni dubbio: siamo completamente certi - dice la Juventus - della "assoluta sicurezza strutturale dello stadio". E per dimostrarlo il presidente, Andrea Agnelli, e il direttore generale, Giuseppe Marotta, hanno presentato al Prefetto di Torino, Alberto di Pace, e al sindaco della città, Piero Fassino, i documenti che lo confermano. Lo hanno fatto in un vertice che si è concluso nella serata di ieri e che ha portato ad un'altra certezza: nello stadio l'attività proseguirà senza interruzioni, le partite si svolgeranno regolarmente e senza alcun intoppo.

Scongiurata quindi l'ipotesi di non giocare le partite interne nel nuovo impianto, a partire da Juventus-Genoa di domani sera. I tifosi bianconeri continueranno a godersi il gioiello da 105 milioni di euro, nuovo di zecca, che finora hanno sempre riempito fino all'ultimo dei suoi 41.000 posti e che li mette a pochi metri dai loro campioni, proprio come negli stadi inglesi. Fuori dallo stadio i magistrati continueranno a indagare. Vogliono veder chiaro in alcune forniture di acciaio "non conformi" alle norme, che potrebbe avere, in linea teorica, effetti potenzialmente negativi. Si tratta comunque - secondo quanto trapelato dall'inchiesta - di materiale certificato Ce che, in fase di costruzione e collaudo, è stato sottoposto a tutte le procedure necessarie.

L'inchiesta è nelle mani di ben quattro pm: il Procuratore capo Giancarlo Caselli, il Procuratore aggiunto Andrea Beconi e i sostituti Raffaele Guariniello e Gabriella Viglione. Sul registro degli indagati sono stai iscritti tre nomi. Sono quelli dei tecnici che, a vario titolo, si sono occupati della costruzione dello stadio: Giovanni Quirico, dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Torino, e gli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta, entrambi liberi professionisti. Il primo è chiamato in causa come collaudatore; gli altri due come direttori dei lavori. I reati ipotizzati dalla Procura sono tre: il "delitto colposo di danno" in relazione al "crollo di costruzioni", il falso ideologico e la frode in commercio. I tre indagati - dice l'architetto che ha progettato lo stadio - sono serissimi. E a Quirico, che si dice "profondamente amareggiato" e chiede ai pm di essere interrogato subito, arriva anche l'attestato di stima del sindaco Fassino. "Chiunque lo conosce - afferma il primo cittadino di Torino - non può avere dubbi sulla sua onestà e lealtà".

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L'inchiesta aperta non sembra certamente semplice da risolvere, ma piuttosto complessa. La Polizia giudiziaria ha iniziato, sempre su incarico della Procura di Torino, acquisendo documenti nella sede della Juventus e ha eseguito sei perquisizioni: quattro in provincia di Toirno, una in provincia di Padova e una in provincia di Udine. hanno riguardato locali e sedi locali nella disponibilità di professionisti e imprese. Sempre nella sede della Juventus, in corso Galileo Ferraris, oggi c'é stata anche un'ispezione della Consob. L'accesso è stato fatto dalla Guardia di Finanza e ha riguardato materiale relativo a bilanci, delibere, aumenti di capitale e altra documentazione finanziaria. La collaborazione della Juventus e dei suoi dipendenti - si è saputo - è stata massima e l'ispezione proseguirà anche nei prossimi giorni. (Ansa)

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