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Juve quale top player? Il vero fenomeno è Conte, il capitan-mister

Il tecnico bianconero è tornato a guidare dal campo la Juve dopo quattro mesi e la squadra ha continuato a fare quello che ha fatto anche in sua assenza. Vincere.

Il fattore Conte irrompe nella corsa scudetto. Il tecnico bianconero ed è tornato a fare quello che ha sempre fatto: vincere. Tanto da fargli dire che "i giocatori sono speciali, la società è speciale e forse sono speciale anche io". L'allenatore 'speciale' rappresenta l'arma in più di un gruppo che è stato capace, senza il suo condottiero, di fare meglio dell'anno scorso. Dopo 16 giornate, la Juve scudettata si ritrova con 4 punti in più rispetto alla passata stagione, 38 contro 34, ha segnato di più (33 reti rispetto alle precedenti 27) e ha vinto il girone di Champions League qualificandosi agli ottavi. 

Numeri anche questi speciali, di una squadra che ormai ha meccanismi consolidati, gioca a memoria e una consapevolezza tale da ovviare alle difficoltà. Una squadra senza allenatore è come una macchina con le ruote sgonfie, ha sottolineato ieri Conte. In condizioni non facili, la Juve ha viaggiato ad una velocità ancora maggiore. Ora irrompe proprio Conte nella corsa al bis scudetto, corsa alla quale si è iscritta prepotentemente l'Inter, al momento la rivale numero uno dei bianconeri. Quell'Inter capace di bloccare la striscia record di imbattibilità dei bianconeri dopo 49 partite e di battere anche Milan e Napoli, che ha anch'essa in panchina un fattore importante di novità, il 'normal onè Andrea Stramaccioni. 
Sarà una sfida nella sfida quella tra i due allenatori. Conte, il tecnico 'speciale' che tanto assomiglia all'originale, ovvero a quel Josè Mourinho identificato come Special One, che però dice: "Non chiamatemi Special Two". E 'Strama', l'erede del portoghese, uno dei protagonisti del nuovo corso delle panchine italiane, insieme a Vincenzo Montella. Antonio contro Andrea, quindi. Entrambi giovani (rispettivamente 42 e 36 anni), entrambi ambiziosi, entrambi con idee fresche e innovative, uno già vincente ad alto livello (lo juventino) e uno che sta lavorando per
diventarlo (l'interista). 
Da domenica sulla panchina bianconera sono tornati urla, gesti, smorfie, esultanze, è tornato quel modo passionale di vivere la gara di Conte, che era mancato per 22 partite. Forse anche per questo contributo da bordo campo, si è vista una Juve tosta, determinata, dominante che non è incappata in un calo di tensione dopo l'impegno di Champions League come era invece accaduto con il Milan dopo l'ubriacatura del successo sul Chelsea. L'imperativo è sempre lo stesso, vincere. 

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