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La favola di Junior Messias: dai campi amatoriali di Torino al gol decisivo in Champions League

Ieri sera ha salvato il Milan dall'eliminazione

Ci sono favole che più si va avanti e più diventano belle e anche un po' incredibili. Favole di ragazzi diventati uomini che sembravano destinati a un futuro di fatica e sacrifici per sbarcare il lunario, sempre in modo onesto s'intende, ma che, in qualche anno e sicuramente in ritardo rispetto a tanti suoi coetanei, diventano delle star conosciute in tutto il mondo. Quella di Junior Messias, il trequartista brasiliano che nella serata di ieri, mercoledì 24 novembre 2021, ha deciso con il suo gol Atletico Madrid-Milan consentendo ai rossoneri di rimanere in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions League, è un po' così.

Molti non sanno che nel 2014, appena sette anni fa, Messias era un immigrato che si era stabilito a Torino, dove già abitava suo fratello, con il solo scopo di trovare un lavoro onesto con cui mantenere la famiglia (aveva anche già un figlio) rimasta nel Paese natale. Abitava nel quartiere Barriera di Milano e aveva fatto per un po' il muratore per sbarcare il lunario. La passione per il calcio, per lui che aveva lasciato lo sport che amava dopo essere stato calciatore nelle giovanili del Cruzeiro (da cui erano usciti fior di campioni, ne citiamo uno per tutti: Maicon, uno degli esterni destri difensivi più forti della storia del calcio, protagonista del Triplete 2010 con l'Inter), che aveva dovuto lasciare anche in seguito a qualche problema di alcolismo (ma la bottiglia l'aveva lasciata appena arrivato in Italia, mettendo la testa a posto), si concretizzava in qualche esperienza come il torneo Balon Mundial, torneo amatoriale torinese in cui si affrontano ragazzi provenienti da ogni paese.

Sui rettangoli verdi torinesi Junior aveva offerto spettacolo ed era stato notato da un gruppo di immigrati peruviani che avevano una squadra nel campionato Uisp, lo Sport Warique. "Vieni a giocare con noi", gli avevano detto nel corso del torneo. "Con il lavoro che ho adesso non posso farlo", aveva risposto lui. "Di questo non preoccuparti, ti aiutiamo a trovarne un altro che possa consentirti di allenarti". Così uno dei ragazzi peruviani aveva proposto al giovane brasiliano (che a 23 anni sembrava comunque troppo anziano per arrivare nel calcio che conta) un posto da fattorino per un negozio di elettrodomestici: durante il giorno avrebbe consegnato frigoriferi e lavatrici, la sera sarebbe andato al campo per allenarsi con loro. Col pallone tra i piedi lui continuava a incantare, ma la storia sembrava destinata a concludersi così. Del resto erano tutti felici e contenti, Messias (che grazie al nuovo lavoro aveva ottenuto anche il permesso di soggiorno) e i suoi nuovi amici.

Invece no. Ezio Rossi, ex difensore del Torino e in quel momento tecnico disoccupato (oggi è allenatore del Varese in Serie D), lo aveva visto giocare quasi per caso. Gli era stato segnalato da un amico che aiutava proprio per i tornei tra rifugiati ed era andato a vederlo. Alla fine della partita aveva invaso il campo entusiasta per quanto visto. "Un giocatore del genere non poteva non essere un professionista", dirà in seguito addirittura sottovalutando quello che avrebbe potuto fare in futuro. Rossi aveva provato ad aiutare Junior proponendolo al Fossano, ma gli era stato proposto un ingaggio di 700 euro al mese. "Facendo il fattorino ne guadagno 1.200 e devo aiutare i miei cari in Brasile", aveva risposto Messias declinando l'offerta.

A luglio 2015, però, Rossi era stato ingaggiato dal Casale, in Eccellenza. Non si era dimenticato di quanto visto sul campo dello Sport Warique qualche mese prima. "Molla tutto e vieni da noi, ti offriamo 1.500 euro al mese", aveva detto a Messias. Il fattorino brasiliano, ancora un po' titubante, aveva deciso di fidarsi. Lo stesso allenatore, che abita anch'egli a Torino, si era offerto di andarlo a prendere e portarlo tutti i giorni al campo. Lui aveva subito ripagato la fiducia con una stagione trionfale: 21 gol nelle 32 partite giocate e promozione in Serie D. A fine stagione, dopo solo un anno, Messias aveva però deciso di non continuare l'esperienza con i nerostellati vincitori di uno scudetto. Rossi l'aveva presa male (avrebbe voluto centrare anche la promozione in Serie C), anche se in futuro i due si sarebbero rappacificati.

Messias aveva deciso di passare al Chieri, pensando di fare più strada in Serie D rispetto a una neopromossa. La stagione 2016/17 per lui era andata comunque benissimo (14 gol in 33 partite, senza sostanzialmente patire il salto di categoria), ma l'obiettivo di centrare l'agognata Serie C e quindi il professionismo non era arrivato. La stagione successiva, così, aveva deciso di riprovarci con il Gozzano dopo il tentativo sfumato di approdare in Serie B: la Pro Vercelli lo aveva contattato ma aveva dovuto rinunciare in quanto le norme impedivano di ingaggiare extracomunitari non ancora professionisti. Con la squadra del Lago d'Orta, però, pur segnando meno (otto gol in due stagioni in cui aveva disputato 51 partite) gli era andata meglio: promozione in Serie C la prima stagione, salvezza la seconda. Ormai, a 27 anni, era un calciatore professionista.

La storia recente la conoscono invece un po' tutti: a luglio 2019, dopo le due stagioni al Gozzano, Junior Messias era passato al Crotone, in Serie B. Primo anno con promozione in Serie A e secondo con retrocessione. Proprio nel massimo campionato, però, molti hanno potuto apprezzare le sue qualità, la sua duttilità (sa ricoprire praticamente ogni posizione dal centrocampo in su) e anche la sua confidenza con il gol. Per questo Paolo Maldini e Stefano Pioli, la scorsa estate, lo hanno voluto al Milan. E ieri sera, all'età di 30 anni compiuti lo scorso maggio, lui ha toccato il punto più alto della sua carriera e direttore e tecnico sono stati ripagati: senza il suo gol di testa a quest'ora i rossoneri sarebbero fuori dalla Champions League. La favola, probabilmente, è destinata ancora a continuare.

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