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Chieri, il ds Montanaro: "Faremo crescere il brand e punteremo a vincere. Tanti nostri ragazzi nel mirino di professioniste"

Le parole in esclusiva a TorinoToday di Antonio Montanaro

Il mondo del calcio si evolve velocemente, e il motto è restare sempre al passo. Oppure riuscire anche ad andare oltre, ad essere avanti rispetto all’ordinario. Può essere questo il caso di Antonio Montanaro, direttore sportivo 2.0 del Chieri che si sta facendo conoscere nel Nord Ovest e non solo: prima di tutto per la giovane età e per il percorso di formazione, che non è stato vissuto solo nel mondo del calcio ma (soprattutto) in quello economico/finanziario. Pugliese classe 1985, il più giovane nel suo ruolo del Girone A di Serie D e tra i più giovani in Italia, nel luglio 2021 ha ottenuto l’abilitazione da direttore sportivo professionista a Coverciano e guida la parte sportiva di una società ai vertici del calcio piemontese come il Chieri del presidente Stefano Sorrentino. Un percorso, quello di Montanaro, che ricorda quello di Andrea Berta, direttore sportivo ai vertici del calcio europeo con l’Atletico Madrid e punto di riferimento per molti giovani. Abbiamo fatto due chiacchiere con il giovane ds brindisino, che ha raccontato la sua ultima avventura gettando anche uno sguardo verso il futuro.

Cosa serve per essere un direttore al passo con il calcio moderno, tra tecnologia e la sempre più pronunciata parte finanziaria?
«Il calcio è cambiato, non solo dentro ma soprattutto fuori. Servono strutture e gestione con manager dotati di competenze solide anche extra calcio. Bisogna lavorare con un business plan e con delle linee guida, cui il nostro calcio non era abituato. Dalla Serie D in su, una società è un’azienda e non si può più sostenere il vecchio modello di calcio con il presidente che paga e un futuro sempre incerto. Una proprietà forte sicuramente serve, ma è fondamentale anche avere in società chi sa gestirla con le skill adeguate. Con il Chieri stiamo cercando di essere anche una moderna media company, organizzando tra le altre cose incontri corporate per far conoscere tra loro le aziende che ci sostengono e fare rete contribuendo al futuro del club. Il brand Chieri deve crescere, proprio come accade in Serie A alle società più prestigiose».

Dalla formazione all’arrivo a Torino, prima con la Torinese (Promozione), poi nei professionisti con Alessandria e Virtus Francavilla fino alla chiamata di Stefano Sorrentino per il ruolo di direttore sportivo del Chieri in Serie D: Una chiamata cui non si poteva rinunciare?
«Non potevo dire di no a uno come Stefano, un’opportunità che mi ha riempito di orgoglio. Si tratta di una delle società più importanti del Piemonte dopo Juve e Toro e con tutte le carte in regola per sbarcare nel professionismo a partire da un centro sportivo di alto livello e uno staff di dirigenti e di tecnici qualificati e preparati».

Nel suo percorso ha anche avuto la possibilità di toccare con mano le differenze tra il calcio del sud e quello del nord, quali caratteristiche ha notato? «Nella mia esperienza posso guardare a 360 gradi il movimento, avendo lavorato anche in altre regioni dove le caratteristiche del movimento sono diverse. Al sud c’è maggiore passione e più seguito, ma ci sono deficit sulle strutture e sull’organizzazione che spesso non permettono di crescere oltre un certo segno». 

Un altro “mantra” del calcio moderno è la programmazione, a Chieri si è partiti con discrete ambizioni per poi frenare in corsa ritrovando un assetto migliore con il mercato di gennaio: quali sono i risvolti positivi di questa stagione?
«A dicembre abbiamo cambiato molto in prima squadra, centrando ulteriormente il mirino sui giovani. Siamo quelli che ne utilizzano di più (14 debuttanti in questa stagione, ndr) assieme a Fossano e Casale nella Classifica Giovani D Valore. Su di noi c’è stata fin dall’inizio grande attenzione, ma risultati non arrivano dall’oggi al domani. Vedremo di fare ancora meglio, dando anche uno sguardo alla prossima stagione. Ci sono state però anche tante note positive: l’aver consacrato un giocatore straordinario come Ponsat, riuscire a scovare sul mercato un grande difensore come Priola e il ritorno di Di Lernia, che ci ha dato maggiore equilibrio. Senza dimenticare e la crescita di Balan, che quest’anno ha dimostrato tutte le sue potenzialità».

Sempre a proposito di programmazione, in che direzione sta andando il Chieri dei Sorrentino e di Montanaro?
«Diversi ragazzi del Chieri sono nel mirino delle professioniste, almeno 7/8 sono attenzionati da club di Serie A e Serie B e un 2015 è appena stato preso dalla Juventus. Riguardo il settore giovanile è stata una stagione positiva, non era facile confermarsi alzando anche ulteriormente l’asticella ma pensiamo di poterlo fare. Ad esempio lo Scudetto Juniores non è un obiettivo troppo nascosto, grazie ad un grande gruppo con una guida eccezionale come quella di Simone Loria e con il grande lavoro di Omar Cerutti. Prova di tutto questo sono le diverse convocazioni dei nostri giocatori nelle Rappresentative di categoria. Il Chieri deve sempre pensare a vincere, non soltanto il proprio girone ma anche il campionato regionale o nazionale».

A cura di Vito Fanelli 

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