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Venerdì, 26 Aprile 2024
Santa Rita

Il Toro riparte: una squadra da rinforzare per non ripetere le ultime due travagliate stagioni

Al via la stagione 2021-2022

Il conto alla rovescia sta per finire. Domani, martedì 6 luglio 2021, al Filadelfia inizierà la stagione 2021-2022 del Toro. 

Una stagione che parte con un doppio obiettivo: salvarsi senza i patemi delle ultime due stagioni e tornare ad essere squadra. Con la esse maiuscola. 

Solo così si potrà riconquistare la fiducia della tifoseria, da sempre la "marcia in più" di questa società. Un rapporto, quello tra società e tifosi, logoro da troppi anni. E i motivi sono ben noti: i tifosi accusano Cairo di non avere un progetto, di spendere poco, di accontentarsi di "vivacchiare" in A, di non avere alcuna intenzione di costruire una squadra che ambisca ogni anno ad andare in Europa. Di non vincere un trofeo neanche per sbaglio. Di non essere ai livelli dell'Atalanta, tanto per intenderci, che non vince trofei ma va in Champions da tre stagioni consecutive: e qui a Torino è una situazione che sarebbe festeggiato per anni. 

Un Toro, però, che affronterà il decimo campionato consecutivo in serie A, evento che non accadeva da decenni. 

Dopo la prima e storica retrocessione in B del 1958-1959, e l'immediata risalita in A dell'anno successivo, il Toro giocò fino al 1988-89 in serie A, per un totale di 30 anni. Poi, dal ritorno in A al termine della stagione 89-90, nei 22 anni successivi il Toro ha giocato 9 anni in A e ben 13 anni in B. 

Questi dieci anni consecutivi in A sono il segno che un briciolo di programmazione si è vista a fronte del pressapochismo che ha caratterizzato il Toro da metà anni '90 fino all'arrivo di Ventura sulla panchina granata. Compresi i primi anni di presidenza di Cairo, che pensava di aver compiuto il miracolo con la promozione al primo colpo dopo il fallimento, salvo poi sbattere il naso e capire che solo con la programmazione si possono raggiungere certi risultati.

Ma i tifosi chiedono, giustamente, altro. Chiedono un campionato da parte sinistra della classifica, senza velleità di scudetto, visto l'abisso che c'è tra le prime cinque e le altre. 

Ora il Toro si affida a Ivan Juric, mister che arriva dalle stagioni soddisfacenti a Verona, fatte di vittorie pesanti, bel gioco e valorizzazione di giovani. Quello che, quasi certamente, dovrà fare anche all'ombra della Mole. 

Il vero grande dubbio è legato alla qualità della rosa attuale dei granata. Il ds Vagnati, che ora avrà a che fare con una dirigenza rivoluzionata - fuori il general manager Antonio Comi e il responsabile del Settore giovanile, Massimo Bava. Dentro Paolo Bellino, attuale direttore generale di Rcs Sport, ma anche Ruggero Ludergnani, nuovo responsabile del settore giovanile, proveniente dalla Spal - dovrà accontentare Juric su tutti i fronti. Partendo da alcune certezze e da diverse "gatte da pelare". 

Partiamo dalle certezze: la prima è il neo acquisto Berisha, portiere ex Spal e fortemente voluto da Vagnati. La seconda è la titolarità di Milinkovic-Savic come portiere. Poi, a ruota, Singo (che ci sarà nella prima parte di ritiro per poi andare a Tokyo alle Olimpiadi con la sua Costa d'Avorio), i difensori Bremer, Izzo, Buongiorno, Vojvoda, Ansaldi e Aina (ha delle offerte ma dovrebbe rimanere), i centrocampisti Meité, Baselli, Lukic, Rincon, Mandragora, gli attaccanti Sanabria, Zaza e Verdi, anche se gli ultimi due, a fronte di una offerta ritenuta congrua, potrebbero andare in altri lidi.

E ora passiamo alle incertezze, alle "gatte da pelare": Sirigu è ormai un separato in casa; Belotti al momento non ha ancora deciso cosa voler fare da grande: rimanere al Toro, rinnovando, oppure chiedere di essere ceduto per ambizioni personali? E poi, che fare dei Rodriguez, Linetty, dell'infortunato Edera, dei difensori Lyanco, Djidji, Celesia, dei centrocampisti Segre, Kone, Adopo, Karamoko, degli attaccanti Millico, Falque e Rauti?

Se Juric ha già fatto intendere come nel ritiro vorrà valutare tutti, prima di decidere chi far partire e chi tenere - al netto di chi la società vuole cedere senza se e senza ma - è palese che questa squadra debba essere rinforzata. In ogni reparto. Vero, l'assenza di incassi da abbonamenti e botteghini, i minor introiti dai diritti televisivi e il settimo monte ingaggi della serie A sono aspetti non secondari. Ma qualche sforzo deve essere fatto. E non c'è bisogno di nomi altisonanti ma di giocatori che abbiano voglia di giocare in A, che diano sempre tutto e che giochino spensierati e senza paure. 

Perchè il rischio di soffrire di nuovo è davvero dietro l'angolo. E il rischio di finire in B, altrettanto. E non si può sempre sperare che tre squadre siano più scarse o più sfigate del Toro...

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