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Stefano Tacconi, in lacrime a Verissimo la prima uscita in TV: "Senza mio figlio non sarei qui"

I momenti più duri e la fede al centro dell'intervista nel programma di Silvia Toffanin

Ha scelto gli studi di Verissimo per raccontare la lunga battaglia che sta combattendo. Stefano Tacconi oggi, domenica 5 novembre, insieme alla conduttrice Silvia Toffanin, ha rivissuto i momenti più drammatici a seguito dell'emorragia cerebrale, sottolineando il ruolo fondamentale che ha avuto per lui il figlio Andrea, a cui deve la vita, e quanto siano stati importanti la sua famiglia e la fede.

L'ex portiere della Juventus, colpito nell'aprile del 2022 da ischemia cerebrale, ha voluto ringraziare per i messaggi d'affetto tutti i tifosi e le persone che gli sono state vicino. L'ex portiere bianconero, che ha difeso i pali della Vecchia Signora per un decennio (1983-1992) ed è stato anche capitano nelle ultime stagioni, nel corso della trasmissione, ha ricevuto messaggi di vicinanza anche dai suoi ex compagni Totò Schillaci e Antonio Cabrini e dal suo amico-rivale, il portiere dell'Inter, Walter Zenga.

"Pensavo di essere immortale, invece, meno male che c'era mio figlio con me in macchina. Avevo mal di testa, ero stanco molto, avevo girato per 3.000 km. Dovevo aspettarmi che sarebbe successo qualcosa. Ho preso le solite pastiglie per il mal di testa, ma non mi sono accorto di quanto mi stava accadendo. Ho perso il matrimonio di mia nipote, i 18 anni di mia figlia, ma mi hanno visto vivere ed è quello che conta. Tornato a casa sono stato leccato dai miei cani", ha detto Stefano Tacconi, che si è commosso ricordando quella terribile giornata che ha segnato la sua vita.

Al suo fianco, nel corso di questa prima uscita in televisione, c'era proprio il figlio Andrea che gli è stato sempre vicino, proprio come tutta la famiglia. "Guidavo io e pensavo che il suo fosse un mal di testa normale. Quando arrivammo in fiera, però, appena è sceso dalla macchina è crollato a terra, già in coma. Io ero lì e per fortuna l'ho preso al volo. Ho visto che aveva delle convulsioni e ho pensato al peggio. Respirava male e mi è venuta la prontezza di girarlo sul fianco e lui ha ricominciato a respirare, poi ho chiamato l'ambulanza. Il primo controllo è stato fatto all'ospedale di Asti, dopodiché è stato trasferito ad Alessandria e ci dissero che non sapevano se sarebbe arrivato vivo ad Alessandria. I dottori mi hanno detto di avvisare casa, ma io non ce la facevo e ho chiesto a loro di avvisare mia madre perché era anche il giorno del suo compleanno. Ha fatto una settimana e mezzo di coma e poi lo hanno operato. I primi 20 giorni sono stati i più critici, poi dopo una settimana e mezza è uscito dal coma e cominciava a risponderci con le mani o con il battito degli occhi, poi ha cominciato la riabilitazione. Aveva perso circa 30 kg ma fortunatamente ora sta meglio e riesce a muovere ogni parte del corpo. E' sempre stato un paziente difficile, si strappava sempre i tubi perché voleva tornare alla vita di prima'", ha raccontato il figlio.

Stefano Tacconi ha poi sottolineato il lungo percorso di riabilitazione che prosegue tutt'ora: "La fatica che ho fatto è stata tantissima, nonostante in passato sia stato un atleta. Ho girato diversi ospedali e poi mia moglie, devota di Padre Pio, ha deciso di portarmi a San Giovanni Rotondo, dove ringrazio tutte le operatrici e gli operatori sanitari che mi hanno assistito. Mi dicono tutti che devo stare attento, l'emorragia può tornare e questo mi fa un po' più paura. Io non sto mai fermo, mi piace muovermi, ma ho la mia famiglia che mi aiuta sempre. I miei figli non mi fanno fumare, non mi fanno toccare vino, mia moglie anche ha dovuto sopportare momenti duri, mi sta dietro sempre e ora che sono tornato a casa cucino io. Devo ringraziare anche il dottor Gravina perché è stato quello che mi ha tenuto di più sotto la sua protezione, peccato che è interista (ride, ndr). Ora sono rimasto con la voce rauca e bassa, mi hanno nutrito, mi hanno dato le pastiglie. Non mi lasciano fare niente, sono anche caduto qualche volta all'ospedale perché volevo scendere dal letto".

L'ex portiere bianconero ha voluto sottolineare l'importanza che per lui ha avuto la fede: "È stata importante per me, mia moglie mi ha regalato di tutto, dalle statue, ai quadri, poi, noi siamo devoti a Padre Pio da sempre e pensavamo di dover passare da li. Mia moglie voleva portarmi ogni giorno da Padre Pio. L'ultimo giorno siamo stati sotto la sua tomba e mi ha fatto stare li circa 45 minuti, prima il rosario, poi la messa. Un ringraziamento era dovuto".

Alla fine non è mancato un desiderio per il futuro: "Torniamo in ospedale due volte a settimana per fare riabilitazione, faccio ancora fatica. Se vado in palestra miglioro e cammino meglio. Appena possibile voglio portare la mia vacanza in famiglia a Sharm, ce lo meritiamo tutti, senza la suocera però...", ha concluso ridendo.

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