Storia Kafkiana al tempo del Covid
Scrivo per raccontare la mia storia Kafkiana con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della città di Torino. Mia moglie ha iniziato ad avere sintomi compatibili con il Covid l'11 di ottobre ed il 14 di ottobre ho iniziato ad averli anch'io. Fortunatamente per entrambi i nostri sintomi, anche se piuttosto pesanti, non ci hanno richiesto di recarci presso un ospedale e quindi abbiamo gestito tutto telefonicamente attraverso il nostro medico di base. Il medico ci ha segnalato entrambi per l'effettuazione di un tampone, dopo di che non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione dall'ASL Visto che dopo una settimana di isolamento domiciliare non si muoveva nulla, il 19 di ottobre il nostro medico ci ha consigliato di andare all'hotspot scolastico di Via Negarville a Torino dal momento che mia moglie è un'insegnante. Il giorno seguente riceviamo la comunicazione di positività. Per il mio tampone io devo aspettare fino al 29 di ottobre, che risulta anch'esso positivo. Fin qui, tutto normale... a questo punto inizia la situazione Kafkiana. Il 31 ottobre mia moglie fa un secondo tampone per cui non riceviamo alcuna comunicazione dall'ASL. Grazie al nostro medico sappiamo che il tampone è negativo. Il 5 novembre io ricevo una telefonata dall'ASL della città di Torino in cui mi viene comunicato che, essendo passati 21 giorni dai primi sintomi e dal momento che io non ho più sintomi (avevo anche iniziato a sentire nuovamente gli odori), l'ASL non mi farà il tampone ed il mio isolamento è terminato, ma... c'è un "ma"... entrambi dobbiamo aspettare la comunicazione ufficiale dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica che ci ufficializza la fine dell'isolamento. Il 7 novembre, dopo estenuanti attese, riesco a parlare con l'ASL e l'operatrice, molto gentile e comprensiva, mi dice che farà un sollecito per entrambi. Tutto risolto? Assolutamente no: qualche ora dopo ricevo una comunicazione di inizio dell'isolamento domiciliare invece che di fine. Ad oggi, 9 novembre, entrambi siamo ancora formalmente in isolamento anche se entrambi siamo guariti. Ho chiamato tutti i numeri possibili ed immaginabili, compresa la Questura, ma non riesco ad uscire da questa situazione. Il motivo per cui mi interessa poter uscire non è per andare in giro, visto che praticamente non lo facevo dallo scorso febbraio, se non per le esigenze primarie. Il motivo per cui vorrei essere libero è che con mia moglie dobbiamo andare in India a prendere il bambino che abbiamo adottato e che ci aspetta da prima del primo lockdown. Per questo devo poter uscire di casa ed andare a fare un tampone privatamente che mi servirà per entrare in India. A questo punto cosa dovrei fare? Commettere un reato ed uscire di casa ignorando le comunicazioni del SISP o chiamare il 112 e denunciare il sequestro di persona da parte del SISP stesso?